Page 94 - Libro Sacro Monte di Varallo
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Il Butler per primo notò che il gruppo è in stucco e non in terracotta. È un vero peccato che non sia noto il nome dell’autore, certo un maestro colto e di notevole livello. Un artista lombardo o valsesiano? L’hanno ignorato tanto il Fassola che il Torrotti; la maggior parte delle antiche guide accenna a «diversi autori». Ma il Bordiga nel 1830 avanza per primo la probabilità che si possa trattare di Fermo Stella. Altri ben presto riprendono la sua supposizione, molti in seguito la danno ormai come cosa certa. Nonostante il parere contrario del Tonetti, del Butler e del Galloni, il Romerio ed ancora le guide più recenti e varie altre pubblicazioni ripetono per inerzia e per omaggio al luogo comune il nome dello Stella, ora come ipotesi, ora come affermazione assoluta. Eppure, come si è gia visto per altre opere, si tratta di una cosa del tutto insostenibile, sia per ragioni cronologiche, sia perché nulla prova che lo Stella sia stato scultore. Il complesso statuario è quasi ampliato e completato dalla presenza di due alberelli già visibili nella xilografia del Coriolano nella guida del 1611 e descritti nelle guide settecentesche con questi termini: «Due alberi, carichi uno di dattili, di palme l’altro rendono vaga questa Capella». Essi costituiscono un elemento di collegamento e di passaggio tra il gruppo scultoreo in primo piano e l’ampio fondale ad affresco. È molto probabile che la cappella sia rimasta per lungo tempo priva della de- corazione pittorica non trovandosi nessuna indicazione in proposito. Anche il Fassola non ne parla, sebbene alla sua epoca dovesse certamente già esistere; solo un cenno ne dà il Torrotti dicendo che come le statue, così anche le pitture sono di «differenti autori». Di più si viene a sapere dalle guide dei 1743 e 1751, da cui risulta che la cappella era «dipinta all’interno di monti e villaggi con figure di Pastori, caccie e simili». Però solo nel 1777 il Bartoli afferma di sapere che le pitture sono opera di Gerolamo Chignoli, notizia che poi sarà ripetuta costantemente. Stupisce però che si sia tardato tanto a conoscere il nome del pittore. In verità il Fassola nella prima parte della sua opera, riferendosi all’anno 1640 ricorda che «Bisognosa nel resto la Veneranda Fabrica di Pittori eccellenti per molte Capelle ammet- terono li Fabriceri Gerolamo Chignolo pittore del Cardinal Trivulzo...». Può quindi esser probabile che l’esecuzione degli affreschi sia avvenuta veramente nel 1640 per opera del Chignolo come sostiene il Tonetti. Milanese, allievo assai fedele e continuatore del Cerano, nato verso il 1600- 1605, il Chignoli è stato riscoperto dalla critica più recente. Sue sono le pale di S. Isidoro e di S. Bonaventura che scrive la vita di S. Francesco in S. Maria del Paradiso a Milano, del Miracolo di S. Mauro in S. Simpliciano, di S. Francesco 94 Cappella - 10
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