Page 76 - Libro Sacro Monte di Varallo
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derando una sola il gruppo della Madonna col Bambino) ed al centro il tavolino circolare, forse raffinato lavoro di gusto neoclassico. Da ciò pare si possa dedurre che la sistemazione definitiva della cappella debba risalire a non molto prima (1840-50 circa). Resta a questo punto un altro problema: quello della datazione delle sculture e degli affreschi. Questi, ormai ridotti in pessimo stato, rivelano tuttavia ancora la loro altissima qualità. Come per le statue, anche per essi il Fassola per primo fece il nome di Fermo Stella, seguito fino ad oggi dalla quasi totalità di compila- tori di guide del Sacro Monte. Ma nella seconda metà dell’Ottocento il Malvezzi riconobbe la mano di Gaudenzio, mentre il Butler parve più propenso a pensare al Lanino. L’Arien- ta accolse l’assegnazione al Ferrari seguito dal Romerio, e dopo di loro, salvo un’attribuzione al Bugnato, in questi ultimi decenni l’hanno riconfermata tutti i più qualificati studiosi di Gaudenzio, dalla Brizio al Viale, al Mallè, al Testori. Ed infatti l’altissima spiritualità dei volti è tutta gaudenziana ed alcuni brani di panneggi, visibili solo dall’interno del padiglione, ma ancor abbastanza con- servati, rivelano il taglio sicuro e grandioso inconfondibile del maestro e delle campiture di colore sono non meno sicuramente sue. A quando dunque può risalire la datazione di queste degnissime opere gaudenziane? Nel leggere la gui- da dei 1514: “Ueder la matre qual giesu repone Sopra laltar dal sacerdote sancto E circunciso con deuotione», a prima vista si ha l’impressione che il mistero sia già raffigurato in tutta la sua completezza. Ma ad una lettura più attenta della scena descritta si vede che la figura della Madonna che pone Gesù sull’altare non corrisponde affatto alla statua attuale in cui Maria sembra anzi voler trattenere e stringere al petto con un moto ma- terno quasi istintivo il Bambino Gesù e non certo posarlo sull’altare, che per altro non esiste né si è mai visto raffigurare nelle illustrazioni. Così pure l’altra espressione “dal sacerdote sancto - E circunciso con deuotione” non ha alcuna ri- spondenza con la figura del vecchio sacerdote che apre le braccia verso il Bambi- no, ma non lo sta certo circoncidendo devotamente. Per di più se si pensa che l’anonimo autore della guida quasi sempre cerca di mettere in evidenza quando le scene sono rappresentate da figure scolpite con espressioni come “Tutti in rilieuo”, oppure “di rilieuo” accompagnate da parole di grande ammirazione, non si capisce perché non avrebbe dovuto anche qui usarne di fronte ad un complesso di statue (dovevano essere ben cinque, come si è visto) di grande effetto e di gusto assai più aggiornato che non quelle dell’Ul- tima Cena e della “Pietra dell’unzione”. 76 Cappella - 8