Page 73 - Libro Sacro Monte di Varallo
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S. Maria delle Grazie a Milano e delle due absidi del transetto nella Certosa di Pavia. E bramantesca ad evidenza ne è anche la struttura sfaccettata, tanto da rifarsi a quella dell’incisione del Prevedari (con l’interno di un tempio absidato) su disegno di Bramante, che più di una volta Gaudenzio ha mostrato di conosce- re e di saper sfruttare nelle sue architetture dipinte, ed alle nicchie della sacrestia di S. Maria presso S. Satiro a Milano. Del resto anche il creare questa abside, non costruendola con una muratura propria,ma ricavandola entro la spessa massa muraria che occupa esternamente tutto il lato di levante della cappella, è una soluzione originalissima, non da ar- chitetto di professione, ma da scenografo e modellatore. Ma è anche un motivo strutturale già adottato da Bramante nel creare l’involucro esterno del sacello di S. Satiro a Milano, e ripreso poi più tardi dallo stesso Gaudenzio nella parete di fondo della cappella dei Magi, il cui andamento curvilineo nella zona d’angolo viene incassato entro una struttura esterna parallelepipeda. Tutto ciò rivela nell’architetto, non un modesto capomastro locale, dotato di poche ed elementari cognizioni, ma una personalità molto originale, ardita ed abbastanza aggiornata sui fatti architettonici dei mondo milanese,che egli sa cogliere ed immettere con sapiente disinvoltura nel più tipico contesto architet- tonico valsesiano; una personalità dunque che non può trovare riscontro se non in Gaudenzio. Peccato che purtroppo la presenza del padiglione in legno e vetro che protegge il gruppo statuario, alteri totalmente il valore spaziale del vano, annullando del tutto la vista della nicchia che ne è l’elemento più significativo e più alto. È evidente che questa edicola non è coeva alla cappella, ma per la sua forma sfacettata e conchiusa in alto a tronco di piramide, che denota una particolare somiglianza con la “vetriata” disegnata dall’Alessi per la Fuga in Egitto,deve de- rivare dal “Libro dei Misteri” e risalire quindi agli ultimi decenni del Cinque- cento, se non addirittura al primo Seicento, per seguire gli ordini emanati dai vescovi di Novara nelle loro visite al Sacro Monte al fine di difendere statue e dipinti. Viene spontaneo chiedersi a questo punto se non sarebbe possibile eliminare un giorno questa struttura ingombrante, sostituendola con una protezione di soli vetri infrangibili per ridonare cosi all’ambiente la sua originaria spazialità ed unità e nello stesso tempo restituire il prestigio ed il risalto dovuto al gruppo statuario. Vari problemi riguardano questo interessante complesso scultoreo. Il primo è indubbiamente quello della paternità. Fu il Fassola nel 1671, e siamo a più di Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 73
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