Page 316 - Libro Sacro Monte di Varallo
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Datazione delle sculture e delle pitture — L’architettura Terminata la parte muraria della cappella nel 1622, seguì negli anni successi- vi, dopo una breve pausa, l’esecuzione e la posa in opera delle trentacinque sta- tue, dovute a Giovanni D’Enrico. Esse sono citate nella liquidazione avvenuta nel 1640 tra i fabbriceri e lo scultore, in cui sono elencate tutte le figure, model- late dal D’Enrico sul Sacro Monte tra il 1625 ed il 40, comprese quelle inviate in altri luoghi. Quando il 22 agosto 1628 il vescovo di Novara, monsignor Pietro Volpi, compie la sua visita alla Nuova Gerusalemme varallese, le trova già sistemate e nota che si vanno ormai eseguendo gli affreschi, come ci fanno sapere gli atti di sacra visita: «Misterium quo ad statuas iam ibi dispositas rite representatur et item quo ad picturas iam coeptas». Di conseguenza si deve dedurre che esse siano state plasmate qualche tempo prima, in linea di massima tra il 1625 ed il 27, appena eseguite tra il 24 ed il 25 le statue per la cappella del Trasporto e quella della Maddalena penitente ad Oropa. Subito dopo devono collocarsi i superbi affreschi del Tanzio, tra il 27 ed il 28, poiché il Vescovo li trova incominciati, ma forse già verso il compimento, dato che nel 29 il Tanzio firmerà il ciclo della cappella dell’Angelo custode in S. Gaudenzio di Novara, che gli era stato commissionato il 19 febbraio 1627. Il Palazzo di Erode raggiungerà così la sua situazione definitiva, che possiamo ammirare ancora oggi. Unico intervento di un certo rilievo, che verrà ad aggiun- gersi nel tempo, sono i rossi tendaggi del trono di Erode, donati dal re Carlo Alberto a ricordo della sua visita al sacro Monte, avvenuta il 29 agosto 1836, in sostituzione di altri più antichi, ormai fatiscenti. Coincidenza non del tutto ca- suale, infatti solo due anni dopo nella reggia torinese si dava inizio al rifacimen- to della Sala del Trono, su disegno di Pelagio Palagi, conchiuso nel 1842. Oggi però, trascorso più di un secolo e mezzo, anche i tendaggi carloalbertini, ormai da tempo laceri e scoloriti, richiedono con urgenza di esser rinnovati per un mi- nimo senso di doveroso decoro. Per quanto riguarda la parte architettonica della cappella, o palazzo di Erode, non vi è alcun dubbio che essa spetti a Giovanni D’Enrico, il grande regista del Monte varallese nell’arco di quei decenni, coa- diuvato probabilmente dal più giovane Bartolomeo Ravelli. Ma in passato ben diversa fu l’attribuzione, così come si tramandò per quasi due secoli un’erronea datazione, attorno al 1640, per il compimento della cappella. La colpa è dovuta al Fassola, che pur scriveva a pochi decenni di distanza, nel 1671, ed a cui poi quasi tutti si rifecero per circa un secolo e mezzo. Egli assegnò 316 Cappella - 28
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