Page 127 - Libro Sacro Monte di Varallo
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pure in evidenza che la cappella era suddivisa in due parti «qua dorerete el luoco compartito». Anche questo elemento dunque viene a sottolineare l’identità tra la situazione della Cattura con uno dei due ambienti della cappella contenente nell’altra metà, nell’altro «luoco compartito», il Cristo che porta la croce, ossia con la «Chiesa negra». Ma perché poi questa strana denominazione? È evidente che all’esterno non fu mai dipinta di nero o di un colore scuro, anzi, non dovette mai mutare la colorazione originaria, altrimenti sarebbero an- dati perduti i graffiti dei primissimi anni del Cinquecento. Allora dovette esser stata dipinto di nero, o per lo meno di una tinta molto scura l’interno. Ma non si vede perché avrebbe dovuto esser di tinta scura il vano contenente il Cristo che porta la croce. Allora sarà stato nero, o almeno scuro l’altro vano, quello anteriore. Ora con- siderando che tutto porta ad identificare questo ambiente anteriore con la Cat- tura, avvenuta di notte, appare semplicemente naturale che le pareti e la volta dovessero essere dipinte di scuro a figurare le tenebre. Altra soluzione pare im- possibile pensare. Per cui non solo si risolve così il piccolo problema della strana intitolazione a cui nessuno si era mai interessato, ma si aggiunge ancora un altro elemento in più a convalidare definitivamente l’identificazione di questa parte della cappella con la sede della Cattura. Che poi nella guida del 1514 l’edificio non fosse ancora ricordato come «Chiesa negra» è quanto mai semplice: o non era ancora dipinto di scuro il vano anteriore, dato che era ancora «non finito» il mistero della Cattura, o non era ancora invalsa la nuova denominazione, o l’anonimo autore non cre- dette o non trovò il modo di inserire tale particolare nei suoi umili versi. Resta quindi evidente che l’ubicazione della Cattura e del Cristo che porta la croce in un’unica costruzione situata in una zona del Monte del tutto fuori da quella scelta dal Caimi per Gerusalemme, la valle di Giosafat ed il Monte degli Ulivi, non può che confermare che l’origine della cappella è posteriore alla sua morte ed è uno dei primi, o forse addirittura il primo caso di rottura con il suo programma. La Cattura poi, come si è visto, nel 1513-14 non era neppure anco- ra finita. Nulla vieta di pensare, anzi viene logico supporre che autore ne sia stato Gaudenzio, prima di tutto per analogia con il Cristo che porta la croce poi perché a lui deve spettare l’architettura, ed infine perché in quegli anni Gaudenzio era il grande regista di tutto il complesso della Nuova Gerusalemme varallese. Nulla sappiamo purtroppo delle statue, certamente allora di legno. Viene quindi da supporre che possano almeno in parte essere quelle ancora oggi in Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 127