Page 107 - Libro Sacro Monte di Varallo
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Tanzio, per opera appunto di quel misterioso Giovanni Paracca o Bargnola di Valsolda, artista dalla vena focosa e drammatica, urlante, dialettale, ardito nella regia dei gruppi ammassati e disperati, nella violenza e crudezza degli episodi che raggiungono il ripugnante, nella «vera e propria accumulazione a catena di carni, gesti, atrocità, urli». Pare davvero che lo scultore abbia assimilato nella sua pienezza e tradotto in plastica quanto aveva immaginato l’Alessi e descritto con tanta partecipazione nell’illustrare il suo progetto per la parte figurativa della cappella, che voleva solo affrescata, con queste espressioni; «...si mostri lo stratio degli Innocenti fanciulli et in mezzo di esso in luogo eminente faccisi il Re Erode con aspetto crudele et in atto che paia comandare a satelliti suoi che d’ogni parte uccidano i fanciulli dalle misere madri qui portati, dove si veda con qual’inaudita fierezza fossero i miseri fanciulli strappati per forza dal seno e dalle braccia alle dolenti madri et esser presenti come agnelli scannati; vorrei ch’ivi il pittor isprimesse quanto possibil fosse la confusione di quelle donne che mentre cercassero di fuggire incontrassero gli uccisori che urtandole et gettando per terra rapisser loro li figlioli di braccio et alcune altre sopra i figliuoli restar strangosciate et simili altri atti et gesti ch’isprimessero bene lo spavento et il terrore di tante crudeltà come si può pensare». Piuttosto negativo invece il giudizio che di questi gruppi statuari dà il Malie «Non convince che le plastiche risultino di gran portata, ancorché siano state esaltate non per finezza qualitativa ma per dissonanze di dialetto protestatario... il complesso denota una violenza immaginativa di temperamento esaltato e ra- pido dagli sprazzi efficaci accanto alle pure e semplici intenzioni». A sua volta la Nava Cellini vi vede l’opera di un «artista che non ha para- gone, in verità, tra i lombardi alla fine del Cinquecento, capace di prestare il senso di una disperazione infinita all’impeto delle madri, di riempire di signi- ficato drammatico le pieghe falcate in consonanza col movimento dei corpi... Allo spettatore scaltrito di oggi, queste figure possono parere anche surreali o magiche, con i loro ornamenti contrastanti alle mimiche scomposte, in una sce- na furiosa, intramezzata dalle pause ora tenere ora crudeli dei bambini atterriti e uccisi». Pur drammatica, ma con maggior senso di equilibrio e di misura la parte dovuta al Prestinari. Commossa ed intima è in lui la partecipazione nel rendere la carnefi- cina dei tanti piccoli corpi sgozzati e abbandonati crudelmente sul terreno. Così pure più disteso è il tono delle pitture in cui i Fiamminghini hanno finto tutto attorno un arioso porticato d’ordine tuscanico con balaustra, come a dilatare illusoriamente il vano, immaginato quale cortile d’onore della reggia Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 107