Page 103 - Libro Sacro Monte di Varallo
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vantarsi allora la valle. È quanto mai significativo constatare che proprio nello stesso momento (1586-87) egli progetta e costruisce a Vercelli la monumentale Porta Torino, o Porta di Strada, distrutta poi nel Settecento, di cui ci restano i disegni ed i relativi documenti nell’Archivio Comunale di Vercelli: un’opera dunque di non comune rilievo, e proprio in una delle più importanti città del ducato sabaudo ed in cui lo stesso Carlo Emanuele aveva risieduto. La nuova cappella spicca per più grandiose dimensioni rispetto a tutte le altre erette negli ultimi decenni, quasi a sottolineare il rango e l’importanza del com- mittente e sotto questo aspetto può essere paragonata solo con quelle gaudezia- ne del Calvario e dei Magi. La sua struttura parallelepipeda si impone per l’estrema, essenziale sobrietà e limpidezza delle pareti ed un rigoroso, semplice ed armoniosissimo equilibrio delle proporzioni. Solo un’ariosa lunetta campeggia in facciata al di sopra del portale, mentre al vertice, sul tetto si leva un’agile lanterna. Nell’interno una transenna con grata lignea e vetrate separa la parte più vasta riservata alla scena da quella dei fedeli che entrando dal centro vengono fatti defluire dalla porta situata sul lato sinistro, seguendo un criterio già da poco adottato nel Secondo sogno di S. Giuseppe. L’esecuzione dovette avvenire sotto la sorveglianza diretta di Giovanni e Giacomo d’Enrico nei periodi in cui il fratello maggiore era assente per seguire la costruzione della Porta di Strada a Vercelli, e si conchiuse con una certa ce- lerità, almeno entro l’88, quasi a recuperare il tempo perduto. Infatti si stavano febbrilmente già eseguendo le statue. Secondo il Fassola ne fu autore Giacomo Bargnola di Valsolda, detto Bolo- gna, «statuario virtuosissimo e glorioso per tutta l’Europa»; e come sempre gli altri compilatori di guide ne hanno ripetuto la notizia. Purtroppo si tratta di una figura alquanto enigmatica. Stando al Butler, che si rifa allo Zani, seguito dal Galloni e dal Testori, questo maestro dovrebbe identificarsi con un Giaco- mo Paracca detto il Valsoldo ed anche il Bargnola, che visse dal 1557 all’87, di cui tuttavia non si conoscono opere. È però un po’ strano che per una cappella di tanto prestigio, voluta da un committente eccezionale come il duca di Savoia, si sia scelto uno scultore quasi del tutto ignoto, certamente non ancora afferma- to e celebre solo per il Fassola. Stando al cognome ed al luogo d’origine appare certo che sia stato parente, forse anche fratello di Giovanni Antonio Peracca, detto Valsoldo, figura ben più nota per la sua vasta attività di scultore in marmo, anche se non di eccelso livello, negli ultimi decenni del Cinquecento e nei primi del Seicento a Roma dove legò il suo nome soprattutto alla statua di papa Sisto Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 103