Page 486 - Libro Sacro Monte di Varallo
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convincente. Potrebbe trattarsi di una derivazione, di una copia antica, di una esercitazione scolastica seicentesca di qualche giovane pittore locale in forma- zione, o forse dello stesso Cristoforo Martinolio di Roccapietra, detto il Rocca, allievo ed aiuto a Varallo del Morazzone. Così pure discussa è l’autografia di due studi di gruppi di cavalli e cavalieri, appartenenti all’Ecole des Beaux-Arts a Parigi, un tempo ritenuti del Carpaccio, posti poi giustamente da Roberto Longhi in relazione con la Salita al Calvario. Tuttavia i due disegni, in parte attentamente rifiniti, in parte solo abbozzati, più che opere autografe, geniali, create di getto dal maestro, potrebbero essere esercitazioni tarde di giovani studenti valsesiani di pittura. I due fogli si riferisco- no ai gruppi posti in alternanza con le statue di fondo del Tabacchetti, e preci- samente il primo con quello dell’anziano condottiero rivestito di armatura, con ampio turbante piumato, che campeggia proprio nel mezzo della parete centrale della cappella, subito al di sotto del grande riquadro col Sacrificio di Abimelech. Il secondo, di più difficile identificazione, potrebbe essere una variante del grup- po del giovane cavaliere volto all’indietro con gesto ardito a colloquiare con un altro cavaliere sul lato sinistro. Già negli anni Sessanta del Novecento, giustamente sia l’Arslan che la Brizio avanzavano delle riserve sulla qualità dei due disegni. Così pure due altri fogli con Gruppi di angioletti, conservati al Castello Sfor- zesco di Milano, attribuiti negli inventari al Morazzone e riferiti agli affreschi varallesi della Salita al Calvario, sono da ritenersi derivazioni o copie. Ma anche l’esistenza di derivazioni e di copie rivela la fama e l’alta considerazione. Di interesse poi per la cultura artistica locale del primo Ottocento è il fatto che nel 1821 il pittore Giovanni Battista Zalì di Boccioleto vincesse il primo premio della Scuola di disegno di Varallo, diretta da Giovanni Avondo, con il grande guazzo della volta della cappella, conservato nella Pinacoteca varallese. Significativa la presenza di queste derivazioni e copie, perché rivela la fama e l’alta considerazione di cui era circondato il ciclo morazzoniano della sua prima esperienza pittorica sul Sacro Monte, tanto da essere ripetutamente preso come modello e come esempio per studi ed esercitazioni per vari secoli, certamente non solo da parie di giovani artisti locali. Le grate e i restauri Collocate le statue e completati gli affreschi del Morazzone nel 1606 ( a parte i ritocchi compiuti attorno al 1616), si dovette provvedere a creare un’adeguata separazione tra la scena figurata e lo spazio, o corridoio, riservato ai fedeli. 486 Cappella - 36
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