Page 369 - Libro Sacro Monte di Varallo
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mente la scena ed aggiunge: “venit mutanda”. Quindi nel 1628 i giorni di questa cappella erano segnati e si stava per cambiarne il soggetto, come infatti avverrà. D’altronde era ormai terminata da anni la grandiosa Salita al Calvario con le statue del Tabacchetti e gli affreschi del Morazzone, per cui l’antica Spogliazio- ne delle vesti e Salita al Calvario non aveva più ragion di esistere, finendo anzi con l’essere un duplicato, che avrebbe solo costituito un elemento di sconcer- to nei visitatori. Per cui attorno al 1635-37 (le guide più recenti dicono 1638, 1638-40), Giovanni d’Enrico, terminati i gruppi statuari dell’Inchiodazione alla Croce, forse subito prima di dare inizio alle figure della Deposizione dalla croce, esegue il gruppo della Pietà da collocare nell’antica cappella. Di conseguenza le cinquecentesche statue lignee di Gaudenzio verranno trasferite e riutilizzate nella nuova ed ancora vuota Salita al Pretorio. Soluzione usuale sul Sacro Mon- te, ma in questo caso veramente ottima col salvare il gruppo gaudenziano che altrimenti sarebbe inevitabilmente andato perduto. Ma siccome le statue lignee riciclate sono solo tre, per animare maggiormente l’azione, renderla più intensamente drammatica ed occupare lo spazio che ri- sulterebbe troppo vuoto, il d’Enrico ve ne aggiunge due in terracotta, elencate nelle note di pagamento del 12 maggio 1640 delle opere da lui eseguite sul Sacro Monte ed ancora da liquidare. A questo punto il mistero della Salita al Pretorio risulta quindi completo per quanto concerne la parte scultorea. Rimangono tuttavia molti punti contrastanti sul numero delle statue, sulla paternità in tutto o in parte di Gaudenzio e del d’Enrico per alcune di esse, de- terminati soprattutto dal Fassola, e sulle datazioni. Il Fassola infatti, come si è visto, parla di sei statue di legno, parte di Gau- denzio e parte del d’Enrico. Più prudente il Torrotti nel 1686 tace il numero ed il materiale di cui sono fatte le sculture. Nulla dice la guida del 1715; quelle del 1743 e del 1751 riprendono il numero di sei e senza nominare Gaudenzio dicono: “Parte sono delle vecchie di legno e parte di Giovanni d’Enrico”. Nes- sun cenno si trova nel “Direttorio” o guida del 1765, mentre il Bartoli nel 77 ripete quanto scritto nelle guide del 43 e del 51. La successiva guida che reca l’imprimatur del 1779, parla di cinque statue di Giovanni d’Enrico, così pure quelle successive del 1807, 1819, 1826. 1829. 1843. Il Bordiga invece si limita a dire che i personaggi (di cui non riporta il numero) “possono appartenere al nominato Ferro”. Lo ripete il Cusa, precisando però che le figure sono cinque. Ma altre guide successive, come quella del 1880, tornano a dire che le cinque statue sono di Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 369
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