Page 370 - Libro Sacro Monte di Varallo
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Giovanni d’Enrico; quella dell’81 che le cinque statue “si attribuiscono a Giaco- mo Ferro allievo di Giovanni d’Enrico”; quella dei 91 copia il Bordiga, mentre il Butler si limita a riportare quanto scrissero il Fassola, il Torrotti ed il Bordiga, aggiungendo però che “le statue sono per la maggior parte antiche e di legno, ma non ho potuto indovinare da dove siano provenute”. Lo indovinerà, come si è visto, nel 1914 il Galloni. A sua volta il Tonetti si attiene al Bordiga, la guida del 1897 cita Bordiga e Fassola, quella del 1908 assegna le statue al d’Enrico, quella del 1909 all’Apostolo, la guida del 1919 ed il Ravelli si rifanno a quella del 1881; la guida di Varallo e dintorni del 1929 ripete il Bordiga, quella del Sacro Monte del 1939 cita Bordiga e Fassola. In momenti più vicini a noi la guida del 1963 ritiene la statua di Cristo di ignoto del secolo XVI e le altre di Giacomo Ferro. Nel 1978 il Manni scrive: “Il Cristo che è di legno fu delle prime del S. Monte: le altre 4 di G. Ferro sotto la direzione del D’Enrico”. Finalmente la guida del 1987, dopo gli studi gauden- ziani del Testori, del Viale del Malie e del sottoscritto, restituisce a Gaudenzio Ferrari le statue di Cristo e del manigoldo che regge la fune, (1505-10) prove- nienti dall’antica cappella della Spogliazione, e assegna le altre alla bottega di Giovarmi d’Enrico (1635 circa). Identico il testo delle due successive guide del 1990 e 91. Quella del 1994, ripetuta in quella del 95, specifica che delle cinque statue due in terracotta sono di Giovanni d’Enrico, aiutato dall’allievo Giacomo Fer- ro (1638-1640) circa, le altre tre sono di legno “qui trasportate dopo il 1628 dall’antica cappella di Cristo spogliato dei suoi panni e avviato al Calvario (oggi Pietà, 40). Risalente alle origini del Sacro Monte (1510-1514) il gruppo ligneo, che soprattutto per la statua del Cristo, è stato attribuito al Ferrari”. Identico il contenuto della guida stampata a Bologna nel 1995. Come si può constatare da questo lungo excursus, numerose e continue sono le varianti, le differenze, le inesattezze, le ripetizioni, le oscillazioni delle date che si sono andate verificando attraverso i secoli per le poche statue della cappel- la, ad iniziare dal numero (cinque o sei), alla paternità (Gaudenzio e Giovanni d’Enrico, Giovanni d’Enrico solo, Giovanni d’Enrico e Giacomo Ferro, oppure Giacomo Ferro soltanto), alla datazione (1505-10, 1510-14 per le lignee, 1635, 1638-40 circa per le altre). Il gruppo statuario Per quanto riguarda il numero delle statue certamente il Fassola dovette ca- dere in errore affermando che erano sei, e l’errore venne ricopiato dalle guide 370 Cappella - 32
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