Page 374 - Libro Sacro Monte di Varallo
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datura sostenuta da destra verso sinistra, come un gruppo che scorre rapido e fuggevole davanti allo sguardo dei pellegrini per avviarsi con passo veloce verso la Scala Santa ed il Pretorio. Tale efficacissimo risultato dinamico è certo potenziato (oltre che dai gesti dei personaggi) dall’aver collocato tutto il gruppo, non al centro dello spazio totale del vano, ma solo nella zona più avanzata, come se già avesse percorso la parte vuota di fianco alla Coronazione di spine, e nell’aver posto Gesù non al centro del gruppo, come potrebbe sembrare ovvio, con effetto molto più smor- zato, ma all’inizio del breve corteo, mentre è sul punto di affrontare il primo gradino della scala. Il protagonista dunque non è nel centro della cappella, come di consueto, ma ha ormai raggiunto il lato sinistro e sta quasi per uscir di scena. Il ciclo pittorico Come era trascorso un lasso di tempo tra la rierezione della struttura muraria (1627-28 circa) e la sistemazione del complesso scultoreo (1637 circa), così uno ancora più ampio si ebbe tra la posa in opera delle statue e l’esecuzione degli affreschi. Attorno al 1641, poco dopo la realizzazione della scena plastica, stando alle guide più recenti, ma non so su quali basi documentarie, dovette esser posta la splendida grata lignea, a frapporsi tra fedeli ed azione scenica, in modo da scher- marla in parte e renderla così più suggestiva, misteriosa e curiosa; oggi si direbbe “più intrigante”. Sontuosi ed originali sono i motivi scolpiti ed intagliati della grata, una delle più ricche ed ornate di tutto il Sacro Monte, opera quasi certa- mente uscita, come molte altre, dalla bottega specializzata dei Ravelli di Varallo. Ma bisognerà ancora attendere perché abbia inizio il ciclo pittorico. Non si conoscono oggi con esattezza le ragioni del lungo intervallo. Furono le croni- che ristrettezze economiche dopo circa un quarantennio di intensissima attività sotto gli episcopati di Bascapè, Taverna e Volpi? Fu il venir meno di maestri d’altissimo livello, come il Morazzone e il Tanzio? Avevano lavorato però al Sacro Monte non indegnamente il Rocca e Melchiorre d’Illirico; verso il 40 vi aveva lascialo due cicli di notevole impegno Melchiorre Gilardini con gli affre- schi dell’Inchiodazione e della Deposizione dalla croce. O si riteneva del tutto trascurabile, date le dimensioni piuttosto modeste della cappella e della sua poca luce, la necessità di darle compimento con il ciclo pittorico? Tutti interrogativi per ora privi di una risposta definitiva. Il solito Fassola, da cui bisogna sempre partire, oltre a dirci, come già si è visto 374 Cappella - 32
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