Varallo – Teresa Perusini De Pace parla del Fogolino

Varallo – Teresa Perusini De Pace parla del Fogolino

VARALLO: INTERCLUB ORGANIZZATO DAL

SOROPTIMIST VALSESIA CON INNER WHEEL E ROTARY VALSESIA

Teresa Perusini De Pace parla del Fogolino:

 “L’indagine sui dipinti cinquecenteschi del Fogolino a Gorizia:

una ricerca storica che diventa un giallo fra omicidi, spie ed eretici”

 

Giovedì 11 maggio presso il rinnovato Salone delle Feste dell’Albergo d’Italia a Varallo, si è tenuto un interessante Interclub organizzato dal Soroptimist Valsesia con Inner Wheel e Rotary Valsesia, inedito per l’argomento: “L’indagine sui dipinti cinquecenteschi del Fogolino a Gorizia: una ricerca storica che diventa un giallo fra omicidi, spie ed eretici”. I tre Presidenti Brunella Galloppini De Pace, Milena Arienta e Gianfranco Peretti, hanno espresso la loro soddisfazione per questo incontro con Teresa Perusini De Pace, la restauratrice e docente universitaria che nel 2008 a Gorizia organizzò la mostra: Marcello Fogolino a Gorizia. Ricostruzione di un capolavoro disperso, permettendo al pubblico di ritrovare, in un unico itinerario di vivissima suggestione, le quattro tavole lignee di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, CARIGO, appena restaurate e riportate al fulgore cromatico ed espressivo del loro concepimento, accanto ad altre due tavole che appartenevano ai Musei Provinciali di Gorizia e che, secondo la ricostruzione degli studiosi, integravano originariamente il medesimo altare. L’articolato progetto, condotto da Teresa Perusini, era stato avviato nel 2007 con il restauro delle quattro tavole-capolavoro di proprietà della Fondazione, curato da un pool di esperti diretto dalla prof. Teresa Perusini, che nella serata varallese, con piglio brioso e sciolto, scegliendo deliberatamente di dare alla conversazione un taglio non specialistico, ha illustrato le “scoperte” di questo “avventuroso” restauro.

Marcello Fogolino, pittore rinascimentale, vicentino di nascita ma trentino d’adozione, perché costretto ad una forzata permanenza in Trentino, in quanto esiliato dalla Repubblica di Venezia con la pesante accusa dell’assassinio, commesso con il fratello Matteo, di un barbiere in Friuli, riuscì ad ottenere un salvacondotto, concesso e più volte rinnovato dal governo veneziano in cambio di informazioni politiche e soprattutto a guadagnarsi, con la sua opera, la fiducia del Principe Vescovo Bernardo Cles, fino a divenirne pittore di corte. L’evento di spicco di quest’estate a Trento sarà proprio la mostra: “Ordine e bizzarria: il Rinascimento di Marcello Fogolino” che verrà inaugurata venerdì 7 luglio al Castello del Buonconsiglio.

La relatrice, che si è avvalsa del supporto di immagini, ha ricostruito quello che è stato un vero e proprio “giallo” di carattere storico-artistico: quello legato alla committenza del capolavoro in mostra, alla collocazione originaria delle tavole in un unico altare, e al successivo smembramento verso diverse destinazioni che, attraverso i secoli, le hanno fatte confluire nelle attuali collezioni della Fondazione Carigo e dei Musei Provinciali di Gorizia. L’ampia ricerca interdisciplinare, che ha coinvolto storici, chimici, conservatori e storici dell’arte – guidati da Teresa Perusini – ha permesso così di ricostruire molti tasselli del complicato puzzle storico e dottrinale sotteso dal complesso delle tavole: “Nuova è stata l’ipotesi della provenienza da uno stesso altare delle quattro tavole Lantieri e delle due tavole dei Musei provinciali, finora mai messe in relazione tra loro né con le tavole ora restaurate. Nuova è anche l’attribuzione delle tavole a due distinti maestri: uno, Fogolino, autore delle scene vetero-testamentarie e l’altro, forse oltramontano, autore delle storie della Passione. Nuova è in parte l’individuazione delle fonti iconografiche, con la messa in relazione dei contenuti iconografici al credo del committente. Nuova è anche l’ipotesi della provenienza dell’altare dalla Cappella del castello di Rifembergo, sorretta da alcuni documenti e dati relativi alla storia della cappella e alle sue misure. Nuova infine è l’ipotesi che il committente possa essere il signore del castello negli anni in cui Fogolino era a Gorizia (1548), Gaspare Lantieri, di fede luterana. Si apre quindi un’interessante interpretazione iconografica del complesso che in effetti può essere interpretato sia in senso cattolico che riformato. È quindi pensabile che l’accentuazione cristologica e vetero-testamentaria dell’iconografia siano in relazione con il credo del committente».

Chi è il “Maestro della Passione”? Le Storie della passione: l’Ultima cena, l’Incoronazione di spine, La Crocifissione, sono citazioni testuali delle scene corrispondenti in due serie diverse di incisioni di Dürer. Anche la Crocifissione dei Musei Provinciali è tratta da un’incisione di Dürer. Nel Quattrocento e Cinquecento, ha ricordato la relatrice, era prassi corrente il ricorso a modelli incisori per la composizione sia di dipinti che di sculture o bassorilievi: “Il Maestro che dipinge le scene della Passione nelle tavole Lantieri copia pedissequamente le incisioni di Dürer, secondo una prassi che, caratterizza piuttosto i pittori del Quattrocento che quelli cinquecenteschi che tendono ad usare i modelli incisori con maggiore disinvoltura e libertà, spesso contaminando più modelli, o citando motivi singoli in un nuovo contesto”.

La bottega di Fogolino è attiva a cavallo tra il mondo veneto e quello imperiale: Fogolino aveva trascorso all’inizio della sua carriera almeno otto anni a Venezia che, dalla fine del settimo decennio del Quattrocento era diventata una delle capitali del libro a stampa ed illustrato, luogo nel quale gli artisti dell’entroterra potevano conoscere facilmente diverse produzioni a stampa nordiche ed italiane. Quindi, come ha spiegato Teresa Perusini, è difficile capire se il pittore “della Passione” fosse italiano o tedesco, perché negli anni Trenta Fogolino aveva collaborato con pittori di entrambe le nazioni nella decorazione del Magno Palazzo del Cles a Trento e uno di essi potrebbe essere rimasto nella bottega del pittore vicentino o essere stato nuovamente da lui chiamato per terminare rapidamente la commessa “goriziana”.

Al termine della conferenza sono state poste domande alla relatrice che riguardavano l’arte rinascimentale e il mercato di questo tipo di opere d’arte, alle quali ha risposta con chiarezza ed esaustività.

 

Piera Mazzone

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