Ghemme: “ESSERE DONNA” Collettiva d’Arte, quinta edizione

Ghemme: “ESSERE DONNA” Collettiva d’Arte, quinta edizione

Spazio E a Ghemme è un luogo diventato sinonimo di arte coniugata con la raffinata cucina creativa di Enrica Pedretti. Venerdì 3 marzo è stata inaugurata: “Essere donna”, una collettiva d’arte giunta alla quinta edizione, quest’anno omaggio alla figura di Barbara, l’artista futurista novarese Olga Biglieri.

L’artista Cate Maggio ha allestito una delle salette espositive con opere ispirate proprio a Barbara, caratterizzate da geometrie colorate e rigorose, cieli che si scontrano con la terra, proprio come nelle “sensazioni di volo” oggetto delle ricerca artistica di quella giovane donna nata a Mortara nel 1915, che alla fine degli anni Venti, a sedici anni, prese il brevetto di volo a vela e a diciotto di volo a motore. Un suo quadro esposto da un corniciaio a Milano fu notato da Marinetti che trasformò Barbara in icona della aeropittura futurista, invitandola nel 1938 ad esporre alla XXI Biennale: era l’unica donna futurista aviatrice.

Le vicende che condussero Olga lontana dalla sua città sono state rievocate dallo storico Sergio Monferrini, e arricchite dalle testimonianze dirette della figlia di Olga: Glory e del nipote Emanuele Panzera, anche lui artista e pittore.

Olga Biglieri ben presto prese le distanze dal Futurismo bellicista: il marito lo scrittore e poeta futurista Ignazio  Scurto, fu richiamato alle armi e combatté in Francia e in Russia, tornando malato nel corpo e nello spirito. Olga rimase vedova con due bambine e lavorò per mantenere la famiglia: fu l’apprezzata conduttrice radiofonica della trasmissione Stella Polare, che insegnava a vestirsi alle italiane del dopoguerra, “testimonial” delle nuove fibre sintetiche: rayon, nylon, viscosa, giornalista di moda e seppe dare alla sua professione un ruolo nella società. All’inizio degli anni Sessanta tornò alla pittura, cogliendo il nuovo spirito dei tempi che la portò anche a realizzare un gigantesco albero della pace costruito attraverso le impronte delle mani di migliaia di persone, donato al museo di Hiroshima. Nel 2000, due anni prima di morire, fu candidata al Nobel per la Pace. Mortara, la cittadina in cui nacque e Novara dove abitò, ne onorarono la memoria intitolandole una sala e una strada, apponendo una targa al Broletto dove espose la sua prima personale.

Il suo lungo volo non è mai terminato.

Enrica Pedretti ha creato per l’occasione un risotto dedicato a Barbara, caratterizzato da un inedito accostamento con il gelato, evocativo del freddo e delle cime sfiorate dall’aereo, e da colature di colori puri come nelle opere futuriste. E’ stato ricordato che Marinetti aveva proposto di abolire la pasta sostituendola con il riso, molto più patriottico.

Questo appuntamento è stato il primo di cinque dedicati a donne che seppero lasciare un segno sul territorio e meritano di essere ricordate e riattualizzate: da Isabella Leonarda, monaca e musicista, a Juliette Colbert, marchesa Falletti di Barolo, fino ad Maria Adriana Prolo. Non potevano mancare in questa ideale cavalcata attraverso il tempo e lo spazio le mondine e le donne valsesiane: “anelli forti” che uniscono i due spazi estremi della provincia.

La mostra “Essere donna” sarà visitabile, con ingresso libero, fino a domenica 7 aprile: giovedì dalle 16 alle 22, e da venerdì a domenica dalle ore 11 alle 22.

Piera Mazzone

 

1) Glory Scurto, Cate Maggio;

2) Pubblico;

3) Sergio Monferrini;

4) Sergio ed Emanuele Panzera;

5) Intervento Emanuele Panzera;

6) Risotto Barbara.

Cate e Glory Monferrini ed Eman Panzera Pubblico Int Em Panz wBarbara riso7841

 

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