Varallo: Rassegna biblio-cinematografica: Un incantevole XXV Aprile in Musica

Varallo: Rassegna biblio-cinematografica: Un incantevole XXV Aprile in Musica

Un incantevole  XXV Aprile in Musica

“Canone Inverso” di Paolo Mauresing – Film di Ricky Tognazzi

Con l’intervento del liutaio Guido Brancaglion 

Giovedì 23 febbraio 2017, appuntamento con la Rassegna biblio-cinematografica: Un incantevole XXV Aprile in Musica  con il film di Ricky Tognazzi: Canone Inverso”, tratto dall’omonimo romanzo di Paolo Mauresing.

Dal buio si fa strada la musica che colma ogni spazio: il protagonista della serata sarà proprio il violino, raccontato nel romanzo di Mauresing: Canone inverso, contrappunto dalle voci degli attori recitanti e ripreso dalle immagini di Ricky Tognazzi. La vicenda del romanzo ruota intorno ad un pregevole violino Stainer acquistato ad un’asta da Christie’s: uno strumento prezioso che custodisce un segreto inquietante.

L’ospite della serata, il liutaio Guido Barancaglion della Marconi Lab di Cureggio, diplomato alla scuola civica di liuteria di Milano, ha parlato del suo mestiere antico, raccontando come sia arrivato fino a noi il violino, uno strumento che ha origini arabe e si afferma in un’Europa che cercava se stessa uscendo dal Medioevo. Inizialmente il violino non aveva tasti: era nato per suonare la musica araba, i quarti di uno strumento non temperato. E’ uno strumento difficile da suonare costringe ad una postura tremenda, innaturale, con il braccio roteato, richiede concentrazione e fatica fisica: è il musicista che stabilisce la nota.

Il violino venne “reinventato” per renderlo adatto ai canoni della musica europea: Stradivari, che fu  un grande innovatore, gli diede una cassa e utilizzò per costruirlo i legni dei boschi europei, ma il suono dei suoi strumenti oggi è ignoto, perché agli esordi si trattava di uno strumento che veniva suonato in spazi ristretti: solo quando le platee si allargarono dovette essere modificato perché occorreva che il suono si udisse a distanza. Poiché non esisteva il concetto di “conservazione storica”, tutti i violini furono rifatti, adeguandoli al nuovo modo di suonare e questo vale anche per i preziosi Stradivari, dei quali tre esemplari sono conservati a Cremona. Possiamo però avere un’idea del violino originale guardando la viola medicea, della quale esiste un esemplare a Firenze.

Stradivari rappresentò un “problema” per le famiglie di liutai del suo tempo: Amati, Guarneri, Stainer. Le aste milionarie che battevano quegli strumenti sono dell’Ottocento, quando le famiglie che li producevano si erano già estinte.

In Piemonte esiste una grande tradizione liutaria, perché il violino era uno strumento tradizionale, che era passato dalle corti dei re alle feste popolari, grazie alla sua maneggevolezza: “Era il corrispettivo della chitarra suonata in spiaggia oggi”, spiega Brancaglion, “Veniva costruito utilizzando il legno degli abeti rossi, o del pioppo, perché il tradizionale acero veniva dai Balcani. Le tastiere, originariamente in ebano, erano in legno di pero verniciato con il lucido da scarpe”. Non in tutta Italia si producevano violini uguali, ciascuno aveva le sue particolarità: “Il liutaio per certi versi assomiglia al farmacista: le vernici che utilizza sono fabbricate con resine colorate e racchiudono segreti che non vengono mai svelati, gli stessi nomi di quelle vernici sono leggendari, pensiamo al sangue di drago”. Brancaglion si occupa anche di altri strumenti: chitarre, chitarre elettriche ed acustiche: “Cerco di declinare quello che so rapportandolo ai tempi di oggi e ciò mi diverte molto, perché mi creo continuamente delle sfide da superare”.

Chi avrebbe mai pensato che anche una chitarra elettrica avesse un alto tasso di artigianalità, perché il legno è un materiale vivo e il liutaio deve adattarsi di volta in volta al materiale per tirar fuori il massimo, mentre l’industria produce una qualità standard.

Per costruire un violino sono necessarie circa trecento ore di lavoro, ecco spiegate le ragioni dei costi differenti: da ottanta a cinquemila euro. Brancaglion precisa che ogni strumento ha la sua collocazione e il suo scopo: “Serve ad avvicinare i giovani, a far loro provare a suonare, per capire se scatterà o meno l’amore di una vita”.

Al termine dell’interessante serata Costanza Daffara ha ringraziato Brancaglion per aver condotto il pubblico nel mondo misterioso dei violini, ricordando che “Fiorile e Messidoro” e “Movimenti”, riprenderanno gli appuntamenti della rassegna giovedì 20 aprile 2017 con: “Sostiene Pereira”, il romanzo di AntonioTabucchi, trasformato in film da Roberto Faenza.

Piera Mazzone

IMMAGINI

  • Violino;
  • Organizzatori e interpreti;
  • Lettori;
  • Guido Brancaglion e Titti Daffara

Daffara Brancaglion Gruppo Lettori Violino

 

 

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