Ghemme, incontro con l’Assessore Regionale Ferrari – Piano contro la povertà

Ghemme, incontro con l’Assessore Regionale Ferrari – Piano contro la povertà

Alfredo Corazza, già Sindaco e oggi Consigliere del Comune di Ghemme, giovedì 16 febbraio ha organizzato un incontro con Augusto Ferrari, Assessore Regionale alle Politiche Sociali, Casa e Famiglia, per parlare del piano contro la povertà e del reddito d’inclusione sociale. La crisi ha colpito duramente anche nelle piccole comunità ed è diventato impellente dare risposte a chi non ha voce, ma ha bisogno. Il tema dell’incontro era: “Come affrontare queste nuove povertà?”

Mauro Gavinelli, ha sottolineato come Augusto Ferrari sia un politico impegnato nella riorganizzazione del welfare, che storicamente si era concentrato dove i fattori di rischio erano più accentuati e cioè nel momento in cui le persone uscivano dal mondo del lavoro, mentre oggi invece non può più essere limitato solo agli anziani, ma deve essere esteso alle “nuove povertà””.

Per “povertà assoluta” s’intende l’impossibilità di persone o nuclei familiari di accedere ai beni primari. Dopo aver fornito alcuni dati sul welfare in Italia: 113 miliardi per la spesa sanitaria, 270 per la spesa pensionistica e previdenziale, 65-70 per l’istruzione, 75 per la spesa strettamente socio-assistenziale, Ferrari ha focalizzato l’attenzione sugli ultimi sette anni, in cui si è andata ulteriormente allargando quella fascia di persone che non riescono più a far fronte alle spese della vita quotidiana, perché hanno entrate inferiori rispetto al costo della vita: “Dal 2007 al 2015 la povertà assoluta è quasi triplicata, in Italia ci sono 4,5 milioni di persone che vivono in condizioni di povertà assoluta”. Legittimo chiedersi se la politica si sia accorta di questo.

Il Governo ha costituito un fondo triennale per contrastare la “povertà assoluta”, estendendo a tutto il territorio nazionale un piano di sostegno al reddito: ogni due mesi viene concesso un sostegno economico ai nuclei familiari in difficoltà, modulato in base al numero di componenti del gruppo famigliare, ma sono già state evidenziate alcune debolezze di questo modo di procedere: possono accedere al SIA solo nuclei famigliari e non persone sole, ci deve essere almeno un minore a carico, oppure un disabile, o devono essere casi di donne sole in stato di gravidanza. Il sussidio base, stabilito dopo aver valutato il modello ISEE, è molto esiguo: 400 € al mese per un nucleo di cinque persone. Il sostegno concesso dovrà inoltre essere restituito alla Comunità sotto forma di un impegno concordato con i servizi sociali territoriali, attraverso un percorso di attenzione e di sensibilizzazione.

Ma” si è chiesto Ferrari, “Cosa succederà allo scadere del piano triennale, nel 2018? Il reddito di inclusione va garantito, ma è stato approvato dalla Camera a luglio e da allora giace al Senato”.

Sono necessarie più risorse, ma quello che è importante è che il processo sia stato avviato: il reddito d’inclusione deve diventare un diritto per chi si trova in condizioni di povertà assoluta. Definire per legge il reddito d’inclusione è molto difficile per la quantità di varianti che colorano le nuove povertà, occorre poi tener conto anche di coloro che non si rivolgono ai servizi sociali, perché si vergognano di ammettere di essere in condizioni di povertà e di dover ricorrere all’aiuto pubblico, o perché non sanno neppure che esista questa possibilità.

Ferrari ha ricordato che esiste anche il reddito di cittadinanza, assegnato di diritto ad ogni individuo che abbia compiuto i diciotto anni, a prescindere dalle condizioni in cui si trova, ma l’unico paese che l’ha applicato è l’Alaska. Oggi la lotta alla povertà deve esser affrontata in maniera strutturata: sulle misure passive i primi passi sono già stati fatti, ma ora si devono ideare misure attive che favoriscano la nascita di servizi integrati sul territorio.

Alfredo Corazza, a conclusione della serata, ha sottolineato come su questo fronte a Ghemme le Associazioni abbiano fatto un lavoro sorprendente, puntando sulla conoscenza diretta delle situazioni di bisogno, superando quel pudore che impedisce di denunciarle. Corazza ha poi ricordato che, quando era ragazzo, Don Angelo Bozzola e Luciano Agabio, portavano i giovani la domenica pomeriggio nelle case a parlare con i malati: era un primo modo per misurarsi direttamente con i bisogni delle persone, con i disagi della Comunità: “Questa modalità forse andrebbe oggi ripensata aggiornandola al presente, ma si deve tornare a responsabilizzare tutti sulle sorti comuni”.

Piera Mazzone

IMMAGINI

  • Corazza, Ferrari, Gavinelli;
  • Pubblico all’incontro.

Corazza Ferrari GavinelliPubblico Ghemme

 

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