Page 82 - Libro Sacro Monte di Varallo
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Anche per le altre due figure di S. Giuseppe e dell’Angelo risulta inaccetta- bile la tarda assegnazione a Fermo Stella; innanzi tutto essa si colloca in una posizione anomala rispetto alla maggior parte della statuaria dei Sacro Monte trattandosi di esemplari in stucco pressoché unici, anziché di sculture in ter- racotta secondo una tradizione iniziata da Gaudenzio e mantenuta anche nei secoli successivi dai grandi statuari attivi a Varallo; né un seguace di Gaudenzio, come dovrebbe essere lo Stella, avrebbe osato allontanarsene. I documenti poi riguardanti lo Stella giungono solo fino al 1562 e si riferiscono esclusivamente ad opere pittoriche. Non esiste dunque nessuna prova che abbia svolto anche l’attività di scultore (è solo il Fassola che per primo gli assegnerà delle statue al Sacro Monte, ma a più di un secolo di distanza); né è possibile pensare che la- vorasse ancora nel 1572-73, dato che il primo documento che lo riguarda risale addirittura al 1510. Anzi, è certo che in quel periodo così tardo doveva essere già morto. L’uso di un materiale nuovo come lo stucco, dei tutto inconsueto al Sacro Monte, e lo stile stesso delle statue d’una solennità un po’ fredda e classicheg- giante, lontano dallo spirito dominante nell’arte valsesiana, fanno pensare non solo ad uno scultore chiamato da fuori, ma con la più grande probabilità dall’a- rea lombarda, e per opera di Giacomo d’Adda, quindi dall’ambiente milanese ove si sarà formato ed avrà operato molto verosimilmente all’ombra dei cantieri del Duomo o di S. Maria presso S. Celso allora in piena attività. Solo un accurato raffronto con le opere dei maestri attivi in quegli anni in quell’ambito, quando saranno stati studiati in modo approfondito, potrà dirci di più sul nostro sconosciuto scultore (Angelo De Marinis detto il Siciliano? Francesco Brambilla attivissimo modellatore di statue per il Duomo milanese nei decenni successivi?). Il «Memoriale» del novembre 1572 in cui si parla delle due statue di S. Giu- seppe e dell’Angelo, trattando della cappella di Adamo ed Eva aveva ricordato che le due figure dei progenitori dovevano essere modellate dal «M(astro) che ha da venir da Milano». Ed il mese precedente, il 19 ottobre, un mastro scriven- do da Varallo a Giacomo d’Adda gli ricordava che «habiam condoto le figure a Varallo per Dio gratia sentia machula alcuna», riferendosi, pare, alle statue della Visitazione. Sembra illogico pensare che negli stessi mesi di ottobre - novembre si dessero incarichi di scultura a più di un maestro. Viene dunque da credere che si debba trattare di un unico artista milanese che deve aver eseguito nella sua città le due statue della Madonna e di S. Elisabetta per la Visitazione, e, giunto poi al Sacro 82 Cappella - 9