Page 306 - Libro Sacro Monte di Varallo
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monumentale, architettonicamente elaborato per il gioco di colonne e lesene scanalate, gradualmente e variamente aggettanti sul fondo parietale, creando cosi un effetto di strutture mosse ed articolate. Ma vere protagoniste dell’architettura dipinta, o “architectura ficta”, sono le due grandi arcate al centro delle pareti, che dilatano scenograficamente, con efficace respiro ed ariosità spaziale, l’aula eretta dal d’Enrico. La scena scultorea Come si è visto nel numero precedente, per molti anni l’aula destinata ad acco- gliere la Seconda presentazione di Gesù a Pilato rimase in attesa di essere occupa- ta dalle statue modellate da Giovanni d’Enrico, come sempre tradizionalmente riferito dalle antiche guide del Sacro Monte, ad iniziare da quella del Fassola, pubblicata nel 1671, come confermato dallo stile inconfondibile dello sculto- re, e soprattutto come documentato dalla “nota” delle opere ancora da pagare al maestro, compilata e presentata al Fabbricere del Sacro Monte il 12 maggio 1640. Non è invece definibile con esattezza la datazione del complesso sculto- reo, mancando una precisa documentazione al riguardo. Lo stesso Fassola non ne parla e così fino ai primi decenni dell’Ottocento nessun autore se ne occupa. È il Bordiga che per primo nel 1830 affronta l’argomento affermando che que- ste statue del d’Enrico: «...si hanno per ultime sue opere essendo morto l’anno 1614...». Ripetono tale affermazione il Tonetti nel 1891, il Butler nel ‘94 ed il Ro- merio nel 1912. Seguiranno nel 1914 gli studi del Galloni che apporteranno nuova luce sull’argomento, ma senza che se ne sia in seguito tratto spunto in proposito. Bisogna giungere alla guida del 1986 per trovare una nuova datazione, da me suggerita, e per altro non definitiva, attorno al 1635. In realtà riprendendo ora l’argomento ab imis fundamentis, dobbiamo con- statare che l’unica data certa è quella del 1628, quando il vescovo, monsignor Pietro Volpio o Volpe, il 22 agosto effettua la sua visita pastorale ai Sacro Monte e trova ancor vuota la cappella. Successivamente nell’elenco importantissimo delle opere da pagare al d’Enrico, del 12 maggio 1640 (da cui si può ricavare la tarda attività del grande maestro sul Sacro Monte varallese dai 1626 al 1640 appunto) le statue per la Seconda presentazione a Pilato compaiono citate per seconde, subito dopo quelle della cappella di Gesù condotto ad Erode, modellate sicuramente tra il 1625 ed il 27. Il testo dice: «Nella cappella dove M. S. fu la seconda volta a Pilato condotto 306 Cappella - 27
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