Page 75 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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la Compagnia di Gesù, in questo pionieristica, vennero vergati direttamente sul ‘verso’ o su lacerti delle più disparate lettere.
Predicare, predicare, predicare
Predica, predicare, predicatori256, missionari257, missione. Parole certo, che tuttavia, nei lunghi secoli tra l’alto medioevo e la piena età moderna – per non parlare dell’oggi – hanno significato molto, moltissimo anzi, per l’Occidente cristiano. Specie per il periodo post-tridentino, appunto, per i fedeli delle città e il più rustico uditorio delle popolazioni di campagna, ascoltare in gruppo e in un devoto, intimorito silenzio le parole scandite in volgare, oltre che in latino, da più o meno preparati e severi religiosi era uno dei momenti di aggregazione di massa più noti e attesi. Aggregazione e, va sottolineato, comunicazione – religiosa e sociale – di massa.
E’ importante ribadire l’importanza del predicatore e della predicazione dalla metà del ‘500 in poi, importanza già ampiamente e ancora di recente sottolineata da un nutrito stuolo di storici italiani e stranieri258: non perché si tratti di un fenomeno, quello della predicazione, specifico di quell’epoca, ma perché proprio allora si venne raffinando l’arte, la scienza omiletica in risposta all’eguale pratica in ambito
256 Se ne veda delineata la figura, sia pure secondo tratti inevitabilmente generali ancorché riferiti, all’occasione, all’Italia del periodo esaminato, in M. Moran, J. Andrés Gallego, Il predicatore, in L’uomo barocco, a c. di R. Villari, Roma-Bari, 1991, p. 139 ss.. Una diversa impostazione, con esempi e bibliografia di riferimento anche nella precedente antologia Predicazione e vita religiosa nella società italiana da Carlo Magno alla Controriforma, a c. di R. Rusconi, Torino, 1981 e bibliografia citata.
257 Anche in questo caso cfr. almeno, per i medesimi motivi di cui alla nota precedente, A. Prosperi, Il missionario, in L’uomo barocco cit., p. 178 ss. Si veda tuttavia, per la zona qui presa in esame e perché si occupa dei missionari gesuiti o di ‘cultura gesuitica’ – come appunto nel nostro caso - Longo, Carlo Bascapè, vescovo di Novara e i Gesuiti cit., p. 370 ss. e 372 ss.
258 Sembra superfluo sottolineare oltre, in questa sede, l’incalcolabile valore dell’immenso patrimonio omiletico lasciatoci dai Padri della Chiesa e altresì il ruolo fondamentale dell’attività predicatoria dall’età paleocristiana e per tutti i secoli del medioevo. Anche nella prima età moderna e ancor più in età postridentina la figura del predicatore ebbe un ruolo centrale, di primissimo piano: che è stato ed è tuttora, per molti aspetti ed aree dell’Italia di antico regime, da indagare. Basti pensare all’influenza che ecclesiastici regolari e secolari, quando ben preparati, ebbero non solo, è chiaro, per la diffusione della dottrina cristiana, ma anche nell’indirizzo etico e morale con riflessi importanti, ad esempio e tra gli altri, nel sacramento della confessione. Quale dunque la preparazione teologica e casuistica di preti e frati? E che dire poi, anche a seguito delle varie edizioni degli Indici di libri proibite dal secondo Cinquecento, dell’influenza sull’uditorio, specie se di mirati sermoni vòlti a mirate spinte o chiusure dottrinali e/o culturali... E ancora: quale peso ebbero, tra gli esiti della predicazione, le sempre più forti pressioni delle decisioni inquisitoriali, le censure, i raccomandati roghi di libri proibiti che, lo vedremo, avrebbero interessato anche il Quagliotti durante e dopo le sue infuocate predicazioni quaresimali a Borgomanero nel 1617? Nella vasta bibliografia, spesso molto settoriale, specie dal punto di vista dell’ambito geografico studiato, segnalo qui almeno la densa antologia di saggi La predicazione in Italia dopo il Concilio di Trento tra Cinquecento e Settecento, a c. di G. Martina, S.J e U. Dovere, Roma 1996 e quello di C. Delcorno, La predicazione in Italia dopo il concilio di Trento, in Girolamo Mautini da Narni e l’Ordine dei Cappuccini fra ‘500 e ‘600, Atti del convegno internazionale di studi , Todi, 17-19 aprile 1997, Roma 1998, p. 149 ss. Si veda, da ultimo, il recentissimo contributo di M.L. Doglio-C. Delcorno, La predicazione nel Seicento, Bologna 2009.




























































































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