Page 62 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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una volta, a sottolinearne l’importanza, quella relativa al raccoglimento personale per una buona “mezz’hora d’oratione mentale”; segue quella di andare con regolarità a messa (“...Non mancheranno d’udire la s.ta messa ogni giorno”), lodare devotamente la Beata Vergine208.
Avrebbero dovuto inoltre leggere assiduamente – e possibilmente mettere per iscritto (“...scrivano in tutto il tempo delle vacanze almeno sei sermoni secondo le materie notate da basso209, et questi sermoni li essibiranno al suo ritorno et ciascuno verrà preparato per recitarne uno doppo l’arrivo”) e, ancor più in concreto, nella vita quotidiana – quanto riportato dai libri spirituali, specie le vite dei santi e, non da ultima, la vivissima, duplice raccomandazione di andare alle lezioni di dottrina cristiana e di fuggire le cattive compagnie210.
Un appunto, quest’ultimo, che non si deve pensare privo di fondamento specie per taluni inquieti allievi di Francesco. A questo proposito può essere interessante aprire una breve parentesi su alcuni, almeno, tra i giovani chierici-studenti che provenivano, per la maggior parte, dalle più varie realtà familiari non solo e forse non tanto cittadine quanto rurali, di villaggio, della vasta diocesi novarese. In molti casi, grazie soprattutto ai memoriali che gli aspiranti casisti di S. Cristina dovettero compilare e presentare direttamente al rettorato del Collegio o presso il Seminario diocesano di Novara, è possibile sapere qualcosa di loro, della loro vita.
208 L’amico don Francesco Poletti nella sua Deposizione giurata stesa nel 1620, affermava sicuro che “...era devotissimo di Maria Vergine” e così pure il Torelli nel suo Memoriale: “...era molto inclinato alla divotione della Vergine santissima et a quella cercava in diversi modi di allettare gl’altri” anche “proponendo libri spirituali che delli suoi meriti et virtù trattavano, insegnando il modo d’honorarla con le salutationi et genuflessioni, la qual sorte di devotione esercitò egli più volte nella chiesa parochiale di Borgomanero, dopo la dottrina christiana”, con gran concorso “...di tutto il popolo” che “recitava il Rosario con genuflessioni sino in terra, alternativamente et proponendo i punti del ss. Rosario da meditare a cadauna decina, con frutto particolare di devotione” anche “nelle case et famiglie”. Non contento, Quagliotti recitava particolari preghiere “...il sabbato sera, anco nella Quaresima, in honore suo” magari, se possibile, con la pia partecipazione di “tutto il clero secolare” per una solenne “messa cantata”, e in pari tempo si attivava perché alla B.V. venissero spesso “erette cappelle et conservati altari et con maggior abbellimento possibile”: cfr. per entrambi AONo, cart. 4.
209 Gli argomenti per i sermoni da preparare quali ‘compiti per le vacanze’ riguardavano: 1) la morte; 2) il giudizio finale; 3) il paradiso; 4) l’inferno; 5) la Passione; 6) la Beata Vergine Maria.
210 “...et le frequenti conversationi de laici, né si troversanno presenti a giochi, spettacoli, balli” raccomandando altresì vigorosamente che ...“s’astenghino da ogni sorte d’arme et generalmente da tutte le cose prohibite a chierici, come si contiene nell’editto ‘Della vita et honestà del clero’”. Il timore di Francesco per il comportamento dei suoi chierici una volta fuori dal Collegio anche solo per il breve periodo delle vacanze estive non era ingiustificato e lo si vedrà in più occasioni. D’altronde, egli stesso aveva espresso con chiarezza il suo pensiero e le sue interne preoccupazioni in merito con una vibrante lettera al vicario mons. Tornielli: “La difficoltà che hebbi in rehaverlo a Casa...” – il riferimento è a un innominato chierico che, allontanatosi dal Collegio non vi era rientrato se non dopo giorni e ingiustificatamente, disobbedendo e comportandosi dunque in modo non consono all’abito che allora portava – “...mi fa resolvere in tratenerlo per qualsivoglia caso benché urgente”. Il giovane casista “...andò a Milano per sollecitare la causa del fratello, et fu absente più di quello che volevo” per cui, continua l’irritato rettore, “conviene adesso farlo continuare nella solita disciplina per alcuni mesi”. Un’amara considerazione di Quagliotti spiegava la sua irritazione: “Tengo per certo che il demonio tenti ogni via per levarmi di qua li giovani, specialmente quando dadovero cominciano a caminare per la via della virtù”, per concludere poi sospirando: “O se sapessero li suoi parenti...” – del giovane allievo del Collegio – “...quanto bene faccia a questo giovane in trattenerlo al sicuro, mi pagarebero, per così dire, a moneta d’oro, acciò stando qui per qualche tempo in mia compagnia si scorda del mondo et si stabilisca nel regno di Dio”. D’altra parte, soggiungeva come fra sé Francesco, cosa si penserebbe “...se io li dessi licenza di partirsi ogni volta che gli amici o parenti lo dimandano”? Un Quagliotti seccato e accorato dunque, che non mancava di ulteriormente sfogarsi con il vicario diocesano: “...non voglio per l’avenire pigliar più gioveni, se del tutto non mi sarà concessa da parenti la facoltà di governarli a mio modo, perché essi non sano quanto convenga fare per benefitio loro”: AONo, cart. 2, 3 giugno 1616.





























































































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