Page 59 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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certo non rosea del Collegio collinare borgomanerese dove Francesco, al momento del suo arrivo, ebbe un primo, unico allievo nel chierico Giovanni Battista Rampanelli197 che proveniva da Bannio, in Valle Anzasca. Giorni, settimane scandite dal silenzio, dalle preghiere, dal disagio per il cibo scarso cui tuttavia Quagliotti seppe rispondere con vigore, addirittura con la decisione di digiunare.
D’altra parte, un quadro vivissimo delle iniziali difficoltà e delle pratiche, vitali questioni da risolvere quotidianamente198 grazie al ricorso agli artigiani, ai contadini, ai commercianti delle poche botteghe locali, ci è offerto dagli interessanti “Libri” di amministrazione minuta del Collegio199. La grafia del giovane Quagliotti ci introduce ad una quotidianità fatta di piccole ma, si può ben comprendere, gravose spese che potremmo tentare di dividere in giornaliere, d’occasione e a scadenze fisse. Sappiamo così degli acquisti di pane, formaggio, olio, vino, sementi; del necessario per effettuare varie riparazioni di media entità: chiodi, attrezzi da lavoro, legname. Non mancano riferimenti all’acquisto di ceri e candele ad uso liturgico e privato, di incenso, come pure di fondamentali strumenti adoperati ogni giorno tra orto e cucina e destinati dunque ad usurarsi in fretta quali ad esempio secchi, vanghe, mestoli, cucchiai, piatti e così via200.
Dalla lettura dei quaderni d’amministrazione e, perché no, della “Notta spese”201 vergata a parte da Francesco, si può agevolmente percepire la sua cura minuziosa, attenta ai minimi dettagli della vita di comunità: ecco allora il puntuale appunto per l’acquisto di “pignate” e di semplici ma pratici “...piatti di terra”, cioè di terracotta, per la povera “coquina” di S. Cristina, di chiodi “...per far il bancone” e per “...aconciar il secchio”. Non mancano riferimenti per spese che oggi andrebbero sotto la voce ‘spese di rappresentanza’ o ‘pubbliche relazioni’: si
esprimeva la speranza che i due giovani sacerdoti da poco ordinati facessero, in spirito di reciproca emulazione, una vera e propria “garra santa nel servitio di Dio” e dove invitava altresì alla predicazione non solo il Quagliotti ma anche “...l’amico vostro, Theologo di Gozzano”: cfr. ivi.
197 Ma anche ‘Rampinello’ o ‘Rampanello’come riportano alcune missive. Pochi anni dopo sarebbe divenuto curato di Loreglia e di lui si conservano alcune amichevoli, filiali lettere al Quagliotti relative al periodo 1610-1615: cfr. AONo, cart. 3, lettere di chierici. In esse spicca una devota amicizia non solo dal protocollo: “Molto Rev.do Padre mio in Xpo Oss.mo...” ma anche nelle affettuose formule finali di saluto: “Obedientiss.o in Xpo figlio, prè... indegno cur.o di Laurellia, che di cor l’ama”. La ‘fede’ stilata dal Quagliotti per il passaggio del giovane chierico al diaconato e la lettera accompagnatoria del Quagliotti al vicario generale di Novara per la sua ordinazione sono in AONo, cart. 2, rispettivamente alle date del 20 settembre 1611 e dell’11 dicembre 1611.
198 Tra i numerosi titoli presenti sugli scaffali della biblioteca del teologo di S. Cristina figurava anche – e doveva essere tra i manuali di pratica consultazione per risolvere gli immancabili problemi amministrativi – un’utile Prattica cioe nova inventione di conteggiare. Ridotta a modo tanto facile che ognuno potra far ogni gran conto si in vender come in comprare, sia a misura, o a peso, o a qual s ivoglia altro modo, a ogni sorte di precio, e moneta, in ogni parte del mondo..., in Brescia, appresso Vincenzo Sabbio 1610 (non censita in ICCU).
199 AONo, cart. 1. Più che di veri e propri ‘Libri’ si tratta, in realtà e più semplicemente, di un minuscolo quadernetto rilegato che riguarda gli anni 1609, 1611-1614 e di alcuni foglietti sparsi, forse in origine rilegati, relativi al solo anno 1610. Di entrambi esiste poi fortunatamente, visto il loro precario stato di conservazione, una trascrizione integrale di mano moderna, forse del primo Ottocento.
200 Attrezzi di cucina sui quali il nostro era non solo edotto riguardo al loro acquisto e, dunque, al loro impiego quotidiano e alla loro usura, ma che non disdegnava di lavare partecipando così in prima persona alle più minute e umili attività del Collegio: “...Faceva la sua settimana in lavare piati et lavezzi, et quella settimana toccava a lui ogni cosa era polita e netta” non mancando tra l’altro, secondo turni stabiliti, di occuparsi personalmente persino della pulizia dei servizi igienici: “...et haveva preso nella distributione delli offitij di tener netto il loco comune”: cfr. la narrazione di don G.B. Rasario in AONo, cart. 4.
201 AONo, cart. 3, riferita probabilmente all’anno 1612.