Page 47 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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preghiere vespertine, l’esame di coscienza, serio e collettivo e, quand’era il caso, specie il venerdì, per “...darsi la disciplina”159.
Di quanto avveniva in concreto nelle classi e tra i corridoi di queste schole siamo edotti grazie a una bella descrizione dovuta alla penna di un ex allievo del nostro, il chierico Giacomo Filippo Zanoja, di cui si dirà più avanti160.
Quagliotti, nelle scuole di cui si occupò, “...constituiva tutte le classi con ordine, scrivendo il nome et cognome de figliuoli che conponevano le classi” e “...la cosa più amirabile” era che tutte quelle sezioni, quelle classi “...havevano la sua letione da legere in particulare onde, finito che havevano di legere, i maestri d’ogni classe davano un segno con un campanello et subito tutti i filuoli d’ogni classe corevano dal suo maestro il quale li spiegava la letione letta da detti filuoli”.
Una volta finita la dottrina, i ragazzi “...s’ingennochiavano sopra la bardella” dell’altare del Rosario e di questo ne recitavano almeno una parte. Terminata ciascuna ‘decina’, Francesco si “...ergeva in piedi a spiegare i misterij di detto Rosario, la quale consuetudine”, soggiungeva con un certo orgoglio lo Zanoja, era in uso a Borgomanero ogni prima domenica del mese e “universalmente, tanto nelle donne quanto nelli huomini”.
Si giunse infine a far visite periodiche agli infermi e ad organizzare prima e mentenere poi un piccolo ma dotato ospizio per i poveri ubicato nella casa annessa alla chiesa galliatese di S. Giacomo.
La “Bellarmina” del Quagliotti ebbe evidentemente una certa rinomanza non solo in ambito strettamente locale ma anche nella più ampia giurisdizione diocesana. Ne abbiamo conferma da una lettera del vicario generale di Novara, monsignor Melchiorre Aimi, abate di S. Nazaro, al Bascapè allora gravemente indisposto. L’abate Aimi, ragguagliando il vescovo sull’attività pastorale e apostolica dei sacerdoti novaresi, così illustrava l’incisivo operato del nostro: “...Il prete Francesco Quagliotti [...] che si trova in Galliate, non ha mai cessato di erudire i fanciulli e i giovani di questo borgo nella dottrina christiana che quivi al solito si fa nella chiesa parochiale e che, colla debita riverentia et instantia, supplica il suo vescovo a dargli licentia di istituire [...] un’altra compagnia della dottrina christiana”161. Dunque la “Bellarmina” era un vero successo e Francesco aveva addirittura in progetto l’apertura di un’altra, una seconda Scuola, tanto da dover già chiedere ufficialmente e preventivamente, tramite il vicario generale, il consenso dell’ordinario diocesano.
Un primo, indiscutibile, documentato trionfo. A testimoniare il febbrile impegno del Quagliotti novello prete risultano di grande interesse molte delle vivissime missive speditegli da laici ed ecclesiastici vicini e partecipi dell’attività
159 Ci si sottoponeva, in altre parole, a dolorosi e cruenti atti autopenitenziali con le cosiddette “discipline”, dei frustini cioè, di cui parla anche padre Ferrante Melzi in una sua lettera al Quagliotti, AONo, cart. 4, 14 giugno 1613: lo informa infatti che gli manda “alcune poche discipline” per mezzo di tale padre Girolamo, scusandosi per la loro scarsa qualità: “Con occasione della venuta costà del p. Hieronimo, gli mando alcune poche discipline che han fatte questi nostri giovani, et mi perdoni se per la loro poca habilità non sono così ben fatte come converrebbe; accetti il buon animo: un’altra volta se gliene faranno forsi avere delle migliori. Fra tanto preghi per me che l’amo di cuore in visceribus Christi. Si lasci qualche volta vedere... Oh, quanto volentieri sarei hora venuto a trovarla”.
160 AONo, cart. 4 (probabile originale) e cart. 1 (copia di poco più tarda). Si tratta della narrazione dei fatti inerenti il cosiddetto Quaresimale di Borgomanero del febbraio 1617, del quale si tratterà a suo tempo.
161 ASDNo, Acta Curiae, Licentiarum, 1609.