Page 46 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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Erano altresì gli anni delle grandi figure della sperimentazione intellettuale, della politica, della filosofia e della scienza. In quel tempo si dovettero affrontare i casi posti da personalità quali, tra gli altri, Paolo Sarpi, Giordano Bruno, Tommaso Campanella e Galileo Galilei. Casi eclatanti e di risonanza internazionale certo ma molta, d’altro canto, era la preoccupazione per una sempre più corretta e capillare diffusione della dottrina cattolica. Per questo erano necessari strumenti adeguati e di non facile reperibilità: anzitutto sacerdoti adeguatamente preparati a spiegare la parola di Dio ai vari strati della popolazione: dai villaggi alle città, dalle valli sperdute alle piazze affollate di mercanti e cavalieri, dal nord al sud della Penisola e fuori di essa, dove magari infuriava il “pestifero morbo dell’heresia”.
Erano poi di fondamentale importanza – ed anche di questo si tratterà a suo tempo – i testi su cui basare lo studio, la divulgazione delle sacre Scritture. Ed è proprio questo il secondo motivo che spinse Quagliotti ad onorare il cardinale Bellarmino adottando per la scuola galliatese il cognome dell’alto prelato: perché vi si usava, tra i molti in auge allora, precisamente il catechismo o manuale di dottrina edito appunto dal cardinale in quegli anni157.
Francesco si premurò di chiedere i dovuti permessi in curia avvertendo che ormai da un paio d’anni egli si sforzava di istruire, sia pure senza una vera e propria scuola, i fanciulli e i giovani del villaggio di Galliate: una prima forma ufficiale venne data poche settimane dopo l’ordinazione del Quagliotti, il 2 ottobre del 1609, mentre il decreto vescovile che ratificava ufficialmente l’esistenza del “sodalitium” venne emanato a firma del provicario generale della diocesi novarese, monsignor Antonio Tornielli, futuro vescovo della Chiesa gaudenziana, “In episcopali palatio Novariae” l’11 settembre 1613: “Nos honestae ejus petitioni libenter annuentes fidem facimus dictum sodalitium solemniter et canonicae fuisse erectum, et confratres dicti sodalitii ad pias, vocalis mentalisque orationis esercitationes [...] uti coetera etiam operae doctrinae christianae praestant...”158.
Chi si fosse iscritto alla “Bellarmina” si impegnava ad essere un pio, fervente cristiano chiamato a partecipare attivamente alla vita religiosa e sociale della comunità galliatese. Tra i doveri cui andavano incontro i membri della Scuola eretta da Francesco c’era la recita del Rosario, una buona mezz’ora di meditazione, se possibile quotidianamente e certo in occasione delle festività liturgiche, e l’obbligo di comunicarsi sovente.
Inizialmente si riunivano la domenica, dopo mezzogiorno, quando Francesco iniziava la sua lezione spiegando pianamente la dottrina cristiana, e successivamente si incominciarono a riunire anche lungo la settimana, con la recitazione delle
157 Dottrina christiana breue composta per ordine di papa Clemente VIII dal R.P. Roberto Bellarmino sacerdote della Comagnia di Giesù, hora cardinale, in Roma, appresso Luigi Zannetti, 1598. Certo non era il solo manuale ad uso di laici ed ecclesiastici: altri importanti catechismi in uso tra città e borghi della Penisola erano poco circa una trentina considerando il periodo di scolarizzazione e formazione sacerdotale di Quagliotti dal 1593 al 1609: in particolare quelli auspicati, promossi e ispirati da papa Pio V grazie ad autori quali Pietro Canisio, Luis de Granada, Tomas Chaves e soprattutto da padre Giovanni Bellarino. E’ forse di quest’ultimo autore – un dottissimo barnabita bresciano (1552- 1630) attivo nella Lombardia spagnola negli stessi anni di Quagliotti - il manuale di dottrina di cui si ha il maggior numero di copie per l’Italia settentrionale.
158 AONo, cart. 1.




























































































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