Page 44 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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sua azione in diocesi: porsi senza alcuna esitazione e totalmente al servizio di Dio e delle anime, permanere ed agire sempre sotto l’obbedienza del proprio vescovo, spendersi senza risparmio alcuno nella formazione spirituale e intellettuale dei cristiani e in particolare dei futuri sacerdoti. La sua venerazione, l’attaccamento e l’obbedienza ai propri superiori diretti e più in generale alla gerarchia ecclesiastica era cosa ampiamente nota. Era allora necessario darsi da fare sul vasto e spesso sguarnito fronte della salvezza delle anime e della preparazione morale e dottrinale di laici ed ecclesiastici.
L’idea di coinvolgere la gente di Galliate, uomini, donne, vecchi, giovani, bambini, e di formare una scuola di dottrina cristiana a Galliate, al di là della secolare presenza di chiese e confraternite, venne ben presto realizzata anche se in prcedenza, già alcuni giorni prima dell’ordinazione sacerdotale, in piena, febbrile attività parrocchiale, Francesco organizzò una duplice rappresentazione sacra153. Alla prima partecipavano dodici attori, gente comune, amici della parrocchia, ognuno dei quali aveva in mano le palme e il simbolo del martirio del santo che rappresentava.
La scenografia, come diremmo oggi, era nell’ambito della parrocchiale galliatese in un sentito coinvolgimento popolare. La seconda era una rappresentazione del santo rosario, dove su un palco si succedevano, uno dopo l’altro, quindici giovani uno dei quali – Alessandro Resseghino – avrebbe portato la sua testimonianza oculare giurata quando nel 1685, a ottantotto anni, venne chiamato a deporre per l’avvio di una delle molte cause di canonizzazione avviate – e lo si vedrà meglio in seguito – a carico del Quagliotti tra il XVII e il XIX secolo154.
L’anziano raccontò alla commissione che in quell’ultima occasione le giovani comparse avevano in mano uno stendardo che rappresentava la scena di un ‘mistero’ del rosario. Al momento stabilito ciascuno doveva declamare una specifica composizione del Quagliotti recitando per finire una preghiera. Siffatta rappresentazione era appositamente studiata per invogliare la gente del villaggio a recitare il rosario e, ciò che più contava, ad aver fiducia nella multiforme azione della beata Vergine. Mentre la prima delle due rappresentazioni ebbe luogo probabilmente nel giorno dedicato ai ss. Pietro e Paolo, la seconda si portò in scena proprio il 4 ottobre, giorno della prima messa di Francesco e, si diceva, la domenica dedicata al s. rosario e a s. Francesco.
Un’idea, questa delle rappresentazioni drammatico-religiose o liturgiche da portare in scena grazie all’azione teatrale di attori presi dal rustico uditorio di fedeli, che non era certo esclusivamente pensata per coinvolgere una platea di soli ragazzi e ragazze, anzi. Se nella maggior parte dei casi, tra quelli già noti nella Lombardia
153 Non si deve dimenticare che Francesco aveva studiato dai Gesuiti del Collegio di Brera a Milano, e che proprio in quel Collegio, secondo i dettami della Ratio studiorum, di cui si avrà modo di riparlare, le azioni sceniche sacre e i riti ‘teatralizzati’ erano di frequente realizzazione, specie durante l’aborrito e temuto carnevale, quasi a voler controbattere con rappresentazioni serie, drammatiche e spirituali agli eccessi di quelle profane, soprattutto se commedie o comunque a carattere comico: sull’argomento vds. G. Damiano, Il Collegio gesuitico di Brera: festa, teatro e drammaturgia tra XVI e XVII secolo, in La scena della gloria. Drammaturgia e spettacolo a Milano in età spagnola, a c. di A. Cascetta, R. Carpani, Milano 1995, pp. 473-507.
154 AONo, cart. 6.