Page 42 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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voleva la normativa di quegli anni: era domenica 4 ottobre 1609, dedicata al s. Rosario e festa di s. Francesco d’Assisi145.
Sacerdote: le prime esperienze pastorali e la “Bellarmina” a Galliate
Proprio in quel radioso 1609 Quagliotti appena consacrato sacerdote, sul ‘verso’ del calendario liturgico di quell’anno, come si è anticipato disegnò, forse per un inquietante, triste presagio dei pochi anni che gli restavano da vivere, un teschio che emergeva da un sarcofago. Il disegno, a penna e dal tratto sicuro, era corredato da profetiche didascalie premonitrici: la morte l’avrebbe colto presto e ad un’ora ben precisa (“occidit sol in meridie”)146, il Signore aveva già misurato il numero dei suoi giorni (“mensurabiles posuisti dies meos”)147; proprio quel sepolcro, aveva sottolineato con un acrostico il giovane, era espressamente destinato a lui, al chierico Quagliotti galliatese: “H[ic]. I[acet]. F[ranciscus]. Q[ualiottus]. C[lericus]. G[alliatensis].”.
Un’ombra funerea aveva proprio allora oscurato la gioia dell’ordinazione, la trepida attesa per l’ormai prossima assegnazione di un incarico pastorale in diocesi, le prime febbrili attività a favore delle anime, della gente. La sua gente.
Da sempre e da tutti i biografi di Quagliotti è stato posto nel dovuto rilievo il fatto che la macabra illustrazione sia stata frutto di profetiche, nere previsioni. Vanno tuttavia tenuti presente anche taluni particolari modelli culturali tipici dell’età della tarda controriforma e del barocco, in cui sappiamo ben presente e vigorosamente emergente un vero e proprio vortice di ambigua attrazione-repulsione per la morte.
Una insondabile quanto ben cosciente disposizione dello spirito mediata, in questo caso, dall’essere Francesco un giovane e preparato sacerdote del suo tempo. Dunque, in altri termini, una meditata, funerea fascinazione o, per dirla con la felice espressione di Alberto Tenenti, una peculiare ‘sensibilità macabra’ che da secoli e nei secoli aveva accompagnato generazioni di laici ed ecclesiastici in un Occidente che aveva già visto la nascita dell’ars moriendi e del cosiddetto ‘trionfo della morte’148.
Allora poi, in particolare, alla tragica consapevolezza per l’ineluttabilità della propria fine, per la breve, momentanea corsa nell’esilio terreno, più ancora che all’orrore per la visione del corpo morto e specialmente del suo scheletro, di ossa e teschi – ben presenti in moltissimi monumenti sepolcrali a monito perenne della fragilità della vita e dei suoi piaceri – se n’era aggiunto un altro. Al tempo di Quagliotti, quel terrore che pure attirava e affascinava si era spostato sull’inesorabile
145 “1609, die sabbati 27 7bris. Concessa fuit licentia R. Francisco Qualioto e loco Galiati celebrandi ejus primam missam attenta approbationem circa caeremonias in filo extraordinario anni 1609”: cfr. ASDNo, Liber licentiarum, ab annum MDCV.
146 Amos 8,9: cfr. La sacra Bibbia. Versione ufficiale C.E.I., Roma 2003, p.
147 Salmi, 38,6: Ibid., p. 550.
148 Nell’ampia panoramica di studi sull’argomento si veda almeno, per qun’inquadratura generale dello specifico fenomeno, Ph. Ariès, L’uomo e la morte dal medioevo a oggi, Milano, 1992, p. 109 ss.