Page 39 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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comunemente indicate come le Indie, conquistate appena cent’anni prima dal duca d’Albuquerque. La lettera, conservataci in un secondo originale132, è di fervorose, entusiaste congratulazioni per la quanto mai rischiosa opera di evangelizzazione e di carità presso gli indigeni, e comunica la volontà di mantenere una forte, sentita contiguità nella preghiera.
È di quel periodo altresì la sua compilazione, che ci resta solo in parte e in copia tarda, di dodici “Massime” che dovevano riscaldare e mantenere in fibrillazione lo spirito all’obbedienza e al timor di Dio, con il bellicoso titolo di “Arme di spirituale combattimento”.
Eccone una breve sintesi. Quando ci assalgono le tentazioni dobbiamo almeno aver presente: 1) il premio eterno che si merita e, per contro, la pena eterna che si ottiene non soddisfacendo agli obblighi che la religione cristiana cattolica ci impone; 2) la dignità dell’uomo; 3) la brevità e nullità del piacere umano, terreno; 4) il peccato, e l’ansietà che deriva dalla consapevolezza di averlo compiuto coscientemente; 5) la perdita, meditata o no, del nostro bene maggiore: Dio; 6) la conseguente perdita della pace del cuore e nella nostra mente; 7) il fatto che la vita è come un sogno od ombra che presto, spesso prima di quanto ci si immagini, svanisce; 8) la morte, per molti imprevista e improvvisa; 9) il sospetto della propria impenitenza; 10) la considerazione dei benefici che derivano da Dio e dal credere in Lui; 11) la croce di Gesù quale modello da seguire e a cui aderire sempre, preferendola a ogni cosa; 12) la validissima, importante e sempre attuale testimonianza dei martiri.
Che Francesco tendesse ad avere sempre ben presente l’immanenza della propria fine personale e il pericolo ad essa connesso di scomparire senza aver purgato i propri peccati è testimoniato dal raggelante disegno sul verso del calendario liturgico del 1609133: un tratto sicuro, quello di Quagliotti, tanto nel disegno quanto, soprattutto, nella consapevolezza della caducità della parabola umana, terrena, e dunque della necessità di redimersi e di aver sempre presente la propria nullità e incapacità davanti a un Dio che tutto può e tutto conosce. In tutto questo non si può non ravvisare un’affinità, riconosciuta e auspicata proprio da Francesco, con s. Luigi Gonzaga che, morto nel 1590, a quattordici mesi dalla morte aveva seguito proprio a Brera il terzo anno del corso in teologia insiedme agli altri allievi del Collegio, non disdegnando di partecipare in tutto alla vita comune e alle incombenze quotidiane, anche le più umili, a servizio della comunità.
Non va dimenticato poi che stando a Milano Francesco aveva vissuto il clima di ardente devozione a Carlo Borromeo: il 14 gennaio 1601 il defunto cardinale era stato beatificato, mentre nel marzo del 1606 si era provveduto a risistemare con tutti gli onori la sua salma nello scurolo davanti all’altare maggiore del Duomo.
Il periodo milanese non solo sarebbe rimasto indelebilmente impresso nella mente e nel cuore di Francesco ma avrebbe aumentato stima e rispetto per la
132 AONo, cart 1.
133 Si tratta, più precisamente, del Calendarium S. Novarien. Ecclesiae Anni Domini M.DC.IX. Reverendiss. Caroli epis. Iussu editum ad praescriptum Breviarij S.D.N. Clementis octavi fel. rec. Auctoritate recogniti, Mediolani, apud Bernardinum Lantonum MDCIX: cfr. AONo, cart. 1.