Page 37 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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Theologia nel Collegio di Brera in Milano, fa fede come Francesco Quagliotti, chierico novarese, in quest’anno ha frequentato la sua scuola, et in fede...”120.
La presenza per lunghi anni di Francesco dai Gesuiti fu di grande importanza per la sua formazione ed è per molti versi di notevole interesse per questa ricerca. Se è forse superfluo sottolineare che si distinse per la puntualità nel seguire le frequenti lezioni, per la vivissima intelligenza e la non comune passione per lo studio che gli consentì di ultimare con un ottimo risultato gli studi milanesi, come vedremo, va rimarcato che sarà proprio in quegli anni che venne nascendo e sviluppandosi l’interesse di Quagliotti per i libri.
Una passione coltivata dunque da giovane studente e che non lo abbandonerà neppure da adulto, da impegnatissimo prete nel non facile periodo di docenza a S. Cristina di Borgomanero, e tra i suoi molti e defatiganti impegni nelle missioni rurali, tra predicazioni e confessioni. Si accenna infatti qui di sfuggita, ma se ne riparlerà in seguito, che il primo nucleo di libri di argomento teologico e filosofico risale proprio al sereno periodo milanese e che nel ricco fondo di lettere che lo riguardano ve ne sono diverse in cui si parla di ricerche, richieste e acquisto di libri.
E ancora: sul fronte dell’interesse librario, si avrà modo di approfondire anche un altro aspetto del Quagliotti attento lettore; dalle testimonianze dell’amico di una vita, il notaio Girolamo Torelli, funzionario di rango dell’amministrazione episcopale nella Riviera d’Orta121; sappiamo infatti che tra S. Cristina e Borgomanero dovevano circolare non pochi libri profani se non proibiti, e che il Quagliotti teologo e zelante esecutore della severa normativa in materia, sarebbe stato il solerte promotore di una ricerca di materiale posto all’Indice da porre sotto sequestro e, coram populo, da bruciare in piazza.
A Brera poi il giovane fece parte, dal 1602, dell’Accademia o Congregazione maggiore, detta anche della ss. Vergine annunziata, come risulta dalle fedi rilasciate dal padre Giovanni Stefano Menocchio, docente e teologo gesuita di gran fama122: della Congregazione divenne membro autorevole passando in pochi anni dal ruolo degli ufficiali a quello di prefetto e infine, nel 1606, a quello di maestro dei novizi per quattordici mesi123. Divenne grande amico del padre gesuita Giovanni Battista Avogadro, già docente a Brera, con cui rimarrà in ottimi rapporti anche dopo l’uscita dal Collegio, come attestano alcune lettere giunte fino a noi in originale124. Nel 1607, finalmente, a Milano poté discutere la dissertazione accademica che chiuderà brillantemente il suo ciclo di studi. Il documento, a stampa e di estremo interesse, ha un suo programmatico disegno nel frontespizio: la rappresentazione dello stemma araldico – familiare ed episcopale – di monsignor Bascapè, con una dedica a lui diretta. E’, questo, un lavoro assai dotto e molto apprezzato dal pubblico accademico, che sembra inoltre voler indicare con chiarezza e semplicità il modello cui far
120 ASDNo Ordinum, IV, 3, 1606.
121 Di signorile famiglia borgomanerese, era notaio, dottore in utroque jure, castellano della rocca vescovile di Gozzano e di quella dell’Isola di S. Giulio, incarichi che ricoprì tra 1613 e 1615.
122 ASDNo, Ordinum, IV, 3, 1606, ‘fede’ rilasciata dal Menocchio.
123 Cfr. ivi, ‘fede’ rilasciata dal sac. Costanzo Bovone, rettore dell’Accademia.
124 AONo, cart. 4.