Page 25 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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Nel 1602 Filippo III di Spagna aveva riscattato per 225.000 scudi dai Farnese, duchi di Parma, il marchesato novarese, che entrava così a pieno titolo tra i possedimenti della corona trovandosi alle dirette dipendenze della corte di Madrid e dunque dei governatori di Milano che, localmente, avrebbero controllato, se non direttamente manovrato, un castellano e un governatore di loro fiducia, dispensando al contempo cariche e onori all’aristocrazia indigena, avida di sempre nuovi poteri e di onori64. Il tutto in un quadro reso spesso assai confuso dal sovrapporsi caotico di normative locali, milanesi e madrilene, e in un perenne clima di sospetti e ambiguità dovuti al complicato intreccio di sentimenti personali e politici che tendevano a far emergere, in una pericolosa, altalenante variabilità, la servile deferenza e, ad un tempo e ancor più, l’odio e il rancore verso la boriosa autorità degli occupanti spagnoli.
Il momento storico in cui si situano gli anni dell’episcopato bascapeiano e quelli di studio e di sacerdozio di Francesco Marconi Quagliotti – che quasi si sovrappongono – è quello, drammatico e non breve, di schermaglie politico- diplomatiche quando non di aperto conflitto, e proprio in area padana, tra le corone di Francia e di Spagna affiancata, quest’ultima, da quella imperiale asburgica65. L’instabilità, di pari passo con una sempre più incontrollabile, rissosa ambiguità caratterizzavano la geografia e l’azione politica degli staterelli italiani di antico regime.
Il continuo gioco di alleanze e mutamenti di fronte nel delicatissimo, fragile assetto politico tra le litigiose corti italiche, da nord a sud, comprendeva anche quella della Roma dei papi, tanto raffinata quanto torbida. Il vorticoso, continuo turbinio di intrighi e giochi di potere era sostanzialmente finalizzato a mantenere un equilibrio più che mai labile e preda delle smisurate ambizioni nobiliari nonché ad aumentare fin dove possibile il potere e il prestigio dei singoli principati italiani grazie all’interessato appoggio offerto e ricevuto dalle grandi monarchie nazionali che proprio allora, tra fine Cinquecento e inizi Seicento andavano consolidandosi ed espandendosi.
Novara si trovava in un territorio di notevole importanza strategica e stretta tra gli interessi di potenze quali la Francia, la Spagna, l’Impero e di potentati minori sì, ma non meno politicamente agguerriti come i ducati di Savoia e di Mantova. La vicinanza con Milano poi, centro che più di ogni altro aveva e avrebbe inciso sulla monarchia spagnola e la storia della Penisola, sarebbe stata decisiva, precisamente in quel periodo, per il Novarese, il cui territorio si sarebbe trovato coinvolto e in prima linea nelle reiterate crisi apertesi per il travagliato possesso del Monferrato gonzaghesco, crisi che sfociarono, nelle fasi acute, in sanguinosi episodi di conflitto
contributi specifici di C. Mozzarelli e G. Signorotto) nonché Lombardia borromaica cit., I e II voll. (in partic. in saggi mirati di G. Signorotto e P. Pissavino).
64 Cognasso, Storia di Novara cit., p. 400.
65 Soprattutto si vedano, per la questione del monferrato gonzaghesco, i contributi di Blythe Raviola, Il Monferrato gonzaghesco cit., ma si vedano anche e forse soprattutto i più mirati contributi di Quazza, più avanti cit., mentre per il Saluzzese, con particolare attenzione ai risvolti confessionali oltre che politici, il volume miscellaneo L’annessione sabauda del marchesato di Saluzzo. Tra dissidenza religiosa e ortodossia cattolica. Secc. XVI-XVIII, a c. di M. Fratini, atti del XLI Convegno di studi sulla Riforma e sui movimenti religiosi in Italia, Torre Pellice-Saluzzo, 1-2 settembre 2001, Torino 2004.




























































































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