Page 199 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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Cristina, ma anche per la sfortunata gentildonna e, ciò che maggiormente qui conta rammentare, “...celebr. pro Congr. Oblatorum”575.
Francesco venne ben presto riassorbito, è lecito crederlo, dai suoi molteplici impegni quotidiani. Non potremo mai sapere cosa precisamente sia successo tra il novembre del 1616 e il fatale 26 giugno 1617: è tuttavia un fatto indiscutibile che nella varia documentazione del teologo Quagliotti relativa a quegli ultimi sette mesi della sua breve vita, della fondazione degli Oblati non si parla più. Certo non è da escludere che possibili e anzi, prevedibili e inevitabili lacune nella conservazione archivistica ci abbiamo fatto perdere documenti significativi, se non addirittura determinanti e preziosi per la storia della progettata Congregazione oblatizia.
È tuttavia curioso che nella non irrilevante mole di lettere e scritti di varia natura del rettore di S. Cristina o comunque a lui afferenti non si trovino tracce dell’agognato “desegno” se non quelle, le uniche, del novembre 1616. Dopo tale momento e fino alla morte di Francesco, più nulla.
D’altra parte, è ragionevole immaginare anche una serie di scenari diversi e tutti ben plausibili, che in certo senso possono giustificare un siffatto silenzio nelle fonti documentarie. Ad esempio si può pensare che ai già pesanti, numerosi e talvolta inderogabili impegni si siano aggiunti ulteriori, momentanei dubbi o incertezze dell’ultima ora. È altresì possibile che oltre ad eventuali, malaugurati, temporanei “impedimenti” si siano verificate impreviste lungaggini burocratiche o battute d’arresto amministrative in una curia episcopale occupatissima su cento fronti.
Si può immaginare, infine, che l’assordante e apparentemente inconcepibile silenzio documentario che oggi ci stupisce sia semplicemente frutto della naturale riservatezza e della “...prudenza et molto discretezza” del rettore di S. Cristina, sempre schivo e assai poco propenso a confidenze, specie se nero su bianco. Insomma, a dicembre ritroviamo Quagliotti alle prese con la collaudata routine fatta di lezioni di casistica, di celebrazioni, prediche, disbrigo della più varia corrispondenza con amici, colleghi576 e superiori, con laici ed ecclesiastici, dispensando consigli e disposizioni utili per la formazione del clero, il buon andamento delle parrocchie e, ciò che più contava, la salute delle anime.
A caratterizzare il freddo dicembre 1616 ci furono, e sono da sottolineare, diversi risolutivi contatti577 con il sacerdote Giovanni Battista Rasario, cappellano ad
575 AONo, cart. 2. Le intenzioni che dichiarò Francesco, oltre a quella per la istituenda Congregazione, furono “pro Clericis Collegis” e “pro D. Iustina Cusana”, la gentildonna di Somma maleficiata e sofferente.
576 E’ proprio di questo periodo una missiva inviata a un ignoto “Molto Ill.re Monsig.re” (forse il vicario generale) nella quale, dice commosso Quagliotti, “...Compatisco alla povertà di questo religioso mio compagno et hora Capellano di V.S. Molto Ill.re. Si trova talmente alla stretta che non ha il modo di comprarsi un mantello, come V.S. può vedere che senza gabano se ne viene a Crescia in questo gran freddo”. D’altra parte, ammette Francesco “Né io mi trovo in stato di farli quella provisione come richiede il bisogno”; perciò il buon rettore ricorreva fiducioso “...da V.S. per aiuto, pregandola commettere in Milano a qualche suo amico che voglia far questa carità in comprarli un ferarolo usato alla bottega, overo da mercanti 4 overo 5 brazza di cimossona milanese, quale la potrà far havere facilmente”. Quanto alla spesa per il ‘ferarolo’ (ferraiolo, ossia mantello) o la ‘cimossona milanese’ (stoffa pesante), soggiungeva premuroso il nostro “oltre il premio che Dio n’haverà in Cielo, ancora noi procuraremo sadisfarla con l’obligo delle messe”: AONo, cart. 2, s.d. ma fine 1616-inizi 1617.
577 Il 14 dicembre Francesco si recò personalmente a Oleggio per trattare con don Rasario (o “Rosario”, come talvolta appare impropriamente indicato nelle carte), mentre in momenti diversi e successivi – il 15 (a Novara), il 22 (a Somma, dove si trovava dal 21 e da cui sarebbe ripartito il 23 dopo aver celebrato per il risanamento di Giustina Barbiano Cusani), il 24, 25, 26, 30 31 – celebrò a tale scopo.


























































































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