Page 201 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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“in finibus terre et molto silvatica”, al chierico protetto e raccomandato dal prevosto di Omegna.
Ma ancora non bastava: don Alberganti infatti avvisava tranquillamente il nostro di essere in attesa del ritorno di un ‘suo’ chierico per almeno tre o quattro giorni, al fine di sbrigare e poter chiudere alcune pratiche amministrative: “...Aspetto poi, quando parerà a V.S. Molto R.da il mio chierico Zanoia per tre o quatro giorni, per ordinare le cose delle visite ch’abbiamo fatto di compagnia, per che vi sono alquanti instrumenti da distribuire per le chiese visitate et haverò a charo intendere quando potrà venire con bona licentia sua per non ritrovarmi absente in tale occassione”. Evidentemente don Giovanni era ben conscio delle incombenze amichevolmente imposte all’amico, tanto che “...di tutto cuore li bascio un million di volte le sacratissime mani con farmi raccomandatissimo alle sue orationi et del suo honoratissimo Collegio al quale prego abondantissime gratie dalla Divina Maiestà”. Come sempre, piccoli e grandi problemi quotidiani per l’affannato rettore.
Il 1617, l’anno fatale degli ultimi sei mesi di vita di prete Francesco de’ Marconi Quagliotti, cominciava, come quasi sempre nelle registrazioni del nostro sul Libro delle messe, con un’accorata invocazione a “D[eo].O[ptimo].M[aximo]. et B[eatae].V[irginis].” E ai santi protettori della diocesi novarese.
Già il 21 gennaio don Pernati, preoccupato che i suoi parrocchiani di Momo avessero un valente sacerdote che li facesse opportunamente “raggionare”, si proponeva “...se havessi ardire” – e di fatto l’ebbe – di invitare Quagliotti “...a questa poca udienza” che nel villaggio si era soliti fare “...qua, alle feste dopo il disnare di tutta la Quadragesima”.
Se per caso però il conteso rettore e teologo di S. Cristina non avesse potuto accogliere tale richiesta, don Pernati si sarebbe comunque accontentato di un suo chierico: “...pure, se V.S. non si senti, o che vada altrove, la pregho almeno che ne voglia favorire del R. Zanoia”; in ogni caso avrebbero provveduto a tutto lui e gli uomini di quella Comunità: “...se li manderà un cavallo alla mattina della festa et ritornerà a casa alla sera”: la richiesta era una vera e propria supplica, sia pur amichevole, che si concludeva con la promessa di un conseguente sentitissimo, perenne ringraziamento: “...ne resteremo a V.S. in perpetuo obligati, et io, che V.S. non mancarà di consolarne”581.
Il 30 riceveva una letterina di Sua Eminenza il cardinale-vescovo che lo avvisava di aver avuto “...un memoriale portatomi a nome di Abel Visconti et Francesco Tinelli” che concerneva il possibile ingresso quali chierici studenti nel Collegio di S. Cristina. Monsignore illustrissimo, non sapendo bene come comportarsi si rimetteva all’esperienza e alla solidità di giudizio del nostro “...non mi accadendo di dire altro circa l’instanza che fanno, se non che io rimetto al giuditio et
581 AONo, cart. 3, 21 gennaio 1617.