Page 198 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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Dopo numerosi viaggi per celebrare e predicare nella parrocchia di Fontaneto, il 4 novembre 1616, giorno della memoria di s. Carlo, probabilmente in mattinata, Francesco sul suo Libro delle Messe prendeva accuratamente nota di aver celebrato ancora una volta a Fontaneto “...pro Congregatione Oblatorum s. Caroli instituenda”572. E’ questo finalmente il primo, chiaro, inequivocabile ed unico riferimento scritto che Francesco lasciava ai posteri della sua intuizione, del suo tanto fortemente desiderato “dissegno”.
Non più il sogno, il progetto appena accennato e probabilmente ardentemente discusso sia con l’amatissimo e venerabile Bascapè, sia con il pratico e altrettanto ammirato cardinale Taverna. Un pensiero, mille pensieri finalmente pronti per essere realizzati. Quante ansie, quanti crucci, preoccupazioni, “disgusti”, “impedimenti”, silenzi... quanta riservatezza, contatti, attenzioni, cure. Ora però tutto sembrava prendere forma. I colloqui con monsignor Bascapè e con Sua Eminenza Taverna, con il cardinale Bellarmino e padre Acquaviva, con padre Ferrante Melzi e don Francesco Poletti, parevano finalmente concretizzarsi in una vera e propra Congregazione.
Pochi giorni dopo l’accenno ancora oggi visibile sul Libro delle Messe, Francesco riceveva alcune missive. Tra queste, oltre a quelle – a noi già note – del cardinale Taverna e di sua sorella, Margherita Taverna Visconti, che chiedevano il suo intervento urgente per ‘risanare’ Giustina Barbiano di Belgioioso moglie del marchese don Lelio Cusani, in gravi “tribolationi” a causa di imprecisati e inquietanti “...malefitj”, ve n’era un’altra.
Era giunta da Novara spedita dall’amico ed ex allievo, don Benedetto Pernati: era datata 9 novembre; in essa il giovane sacerdote prometteva al nostro che “...non mancarò raccordarmi ogni giorno, ne’ miei sacrifizi, seben deboli, per la fondatione delli Oblati: che piaccia a N.S. concedergliene quanto desidera”573. Nella trepidazione di quei giorni di novembre dunque, verso la fine del mese, tra domenica 27 e mercoledì 30 Quagliotti, oberato di impegni anche fuori sede – Sua Eminenza Taverna era stato chiaro: avrebbe dovuto raggiungere quanto prima il castello di Somma Lombardo e fermarvisi almeno un paio di giorni per cercare di risolvere lo strano caso della marchesa Cusani574 - celebrò non solo a favore dei chierici di S.
Mazzate”. Una vicenda poco chiara cui il rettore della collegiata borgomanerese accenna soltanto e nebulosamente: sperava infatti di avere quanto prima un abboccamento personale con il nostro “...acciò concordiamo” per “iscansare quei poverelli” di Maggiate che, a suo dire, erano stati “diffamati, si può dire, dall’imprudenza del curato”. Sarebbe stato opportuno, suggerisce Caninio, che “V.S. chiamasse a sé Matteo Zerlia” per concordare un’azione legalmente valida e utile: qui il criptico, sottinteso riferimento è forse all’affitto e al rendimento del beneficio di Carpignano.
572 AONo, cart. 2.
573 AONo, cart. 3, 9 novembre 1616.
574 Per ulteriori ragguagli si veda sopra, nel testo e nelle note. Il Vandoni inoltre rileva che l’esito della rapida visita di Francesco alla gentildonna inferma quasi “a morte” ebbe in ogni modo esito positivo: “...Il Quagliotto la visitò più volte in quella infermità, come persona di santità di vita [...] et tal visita fu molto cara et grata all’inferma et ad altre...”. L’informatissimo curato di Veruno aggiunge infatti un particolare: che queste visite del nostro al castello di Somma furono di grande utilità anche ad altre dame di gran nome tra le quali, mai da altri e fin allora menzionata, “...principalmente alla Ill.ma s.ra Donna Girolama Spinola Visconta”: AONo, cart. 1. L’aristocratica, una patrizia genovese, era la moglie di Francesco Visconti del ramo di S. Vito, di schiatta nobiliare milanese, consignore di Crenna, Somma Lombardo, appunto, e Agnadello, giureconsulto collegiato, vicario generale dello Stato di Milano, avvocato fiscale a Cremona, podestà di Vigevano, vicario di giustizia per il Seprio e la Martesana (+ 1625).