Page 171 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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chiedersi quali fossero quei disegni, quei progetti a cui il riservato Quagliotti evidentemente lavorava, dei quali aveva senz’altro minutamente dato conto al Bascapè503 e che per la morte di quest’ultimo avevano subìto una inopinata battuta d’arresto.
La più logica e ragionevole risposta è che sì, quasi certamente l’innegabile riferimento sia proprio alla creazione di una particolare realtà che solo allora, dopo mille dubbi e difficoltà, e nonostante prevedibili, burocratici rallentamenti per la dipartita di Monsignore illustrissimo, Quagliotti si rendeva “certissimo che sotto il favore di V.S. Ill.ma” sarebbe stato di lì a pochi mesi “...per riuscire a quel buon fine che pensavo incaminarla”.
Con ogni probabilità dunque, non è solo una suggestiva ipotesi ma una reale possibilità quella secondo cui l’inespresso “desegno” fosse veramente la nascita di una particolare congregazione impegnata nel Novarese alle dirette dipendenze del presule. Un’ulteriore e inedita conferma la può offrire un semplice biglietto che Quagliotti vergò e sottoscrisse di suo pugno, non datato purtroppo ma senza alcun dubbio riferibile alla prima metà del 1616. Si tratta con ogni probabilità di un appunto o forse di un promemoria destinato al cardinale Taverna: poche righe grazie alle quali il teologo di S. Cristina oltre a rammentare al nuovo vescovo i primi tempi e gli scopi iniziali del Collegio sui colli borgomaneresi apriva una finestra su eventuali, possibili, forse ormai prossimi impieghi futuri.
L’inedito biglietto diceva infatti che: “L’Instituto Primiero di S. Christina fu [...] qua una Congregatione de sacerdoti al modo dell’Oratorio in Vallicella [...], sotto l’obedienza del Vescovo per potersene servire ad ogni suo bisogno et per le confessioni, sermonii et altro bene che si pensava fare quando viveva Mons.r Vescovo passato, et hora se Mons.r Ill.mo nostro Cardinale si compiacerà darmi qualche aiuto di persona che desideri lavorare nella vigna del Signore et in questa
503 Un erudito patrizio borgomanerese, Carlo Antonio Molli, nel suo principale lavoro di ricostruzione storica delle vicissitudini della natìa Borgomanero aveva azzardato che “...nell’anno 1614” monsignor Bascapè “tenne il 3° sinodo diocesano e si è in esso trattato della Congregazione degli Oblati di S. Cristina”: cfr. C. A. Molli, Borgomanero sacro, e proffano ossia memorie e notizie attinenti a Borgomanero desonte dagli antichi monumenti raccolte dall’Avv. Carlo Antonio Molli, recentemente edito a c. di A. Zanetta e A. Papale, (Collana documentaria borgomanrese, X) Borgomanero 1998, p. 89. Un’ipotesi suggestiva questa, certo, ma pur sempre solo una mera ipotesi. Intanto c’è da dire che, forse per una svista, il Molli data al 1614 il terzo ed ultimo sinodo del Bascapè, mentre si svolse nel maggio dell’anno successivo. Ci sarebbe poi da obiettare che in nessun documento del Quagliotti e, di riflesso, del Bascapè, scritti o lettere che siano, si rileva per quel periodo la sia pur minima indicazione riguardo alla creazione della Congregazione oblatizia. Come congetturare dunque, che Bascapè fosse tanto avanti nelle sue decisioni e nei suoi rapporti con il giovane rettore da giungere addirittura a trattare della Congregazione ufficialmente e proprio nell’ambito di un sinodo? Non pare sia possibile condividere le certezze dell’erudito e bibliofilo borgomanerese tuttavia, oltre a non poter escludere colloqui privati e, perché no, riservati documenti a noi non pervenuti, è possibile reperire alcune idee del venerabile vescovo novarese proprio sul concetto di oblazione. Idee generali su tale concetto inteso però quale donazione di beni alla Chiesa e non quale sottomissione di sacerdoti alla stretta obbedienza del vescovo sono espresse non solo succintamente ma all’interno di un contesto diverso e più ampio in Il pensiero bascapeiano è reperibile, ancorché frammentato, in alcune righe della sua Novaria seu de ecclesia Novariensi libri duo. Primus de locis alter de episcopis. Carolo Ep. Novariensi Auctore, Novariae, Apud Hieronymum Sesallum MDCXII, pp. 226-228. Ben diverse invece - ad esempio in alcune sue lettere, delle quali si già è dato conto in questa sede - quelle riflessioni del Bascapè che fanno comprendere la tensione del presule verso un obiettivo raggiunto dal Borromeo a Milano con la creazione dei locali Oblati ribattezzati poi dei ss. Ambrogio e Carlo. Sullo svolgimento e i contenuti del terzo sinodo – in realtà mai pubblicato in un corpo unitario per evitare “...il far decreti di decreti, e sinodi di sinodi” per essere questa “...cosa al tutto vana e di nessun frutto” - del Bascapè si veda Chiesa, Vita di Carlo Bascapè cit., pp. 574-578 e il relativo apparato di note a cura di mons. Pagano.