Page 169 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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E i primi mesi si consumarono così, nelle sue conciones a Borgomanero, Paruzzaro, Bogogno, Cressa, Isola S. Giulio, Gattico, Invorio, Veruno, Omegna, Novara, Momo, Gozzano. Monsignor Tornielli lo avvisava, il 19 gennaio, che aveva ricevuto pressanti richieste da parte della comunità di Soriso: gli uomini della delegazione ricevuta in Curia volevano – come ormai accadeva da anni – che da loro ritornasse proprio e solo il Quagliotti a svolgere le prediche quaresimali e lo richiedevano ufficialmente e per tempo al vicario: “...Gli uomini di Soriso mi hanno fatto molta instanza per havere la persona sua questa Quaresima prossima... per la predica. M’è parso bene consolarli”499.
Il 20 gennaio ricevette una simpatica missiva dal prevosto di Omegna, suo “affetionatissimo et perpetuo servitore”: l’amico, sempre assai affabile e ironico, fingendosi esasperato gli scriveva che “Quella bona vecchiarella, madre del mio chierico Crotto, mi fa importunare...” continuamente “...da suoi figlioli che per l’amor d’Iddio vogli procurare che possi” far celebrare “quanto prima” l’agognata prima messa al suddetto giovane chierico “...che allhora morirà contenta” perché “...già il suo consorte non ha potuto haver tal gratia tanto desiderata”.
Dunque, proseguiva canzonatorio un don Giovanni la cui pazienza stava per esaurirsi a fronte dei sempre più frequenti assalti dei parenti del giovane, “...per consolatione di questa donna già decrepita voglio spplicare V.S. Molto Reverenda esser servita favorire questo negotio di tutto il possibile” e, concludeva, “...anch’io gliene restarò obligatissimo”. Il povero prevosto di Omegna faceva così intendere a Quagliotti che gli sarebbe stato veramente molto grato se l’avesse aiutato a scrollarsi di torno la petulante vecchina e i suoi familiari: e meglio ancora, “quando lei giudicasse esser bene”, se si fosse potuto “...haver provisione da Roma” per... sveltire la pratica: per giungere cioè a una più sicura e “...più presta espeditione” insomma, della tediosa e per certi versi delicata questione500.
Il 6 febbraio Quagliotti, che aveva al mattino celebrato in S.Cristina “pro clericis” scrisse al cardinale Taverna un’importante lettera il cui originale non si è purtroppo potuto reperire né tra le carte del nostro conservate nell’archivio dei RR. Padri Oblati, né presso l’archivio storico della diocesi.
“li desegni che già con esso Monsignore trattavo”: sulle tracce degli Oblati
contributo di M. Gotor, Agiografia e censura libraria: la Vita di san Carlo Borromeo di G.P. Giussani (1610), in Il pubblico dei santi. Forme e livelli di ricezione dei messaggi agiografici, a c. di P. Golinelli, Atti del III Convegno di studio dell’Associazione italiana per lo studio della santità, dei culti e dell’agiografia, Verona, 22-24 ottobre 1998, Roma 2000, pp. 193-226.
499 AONo, cart. 3, 19 gennaio 1616. Il 6 febbraio e ancora il 7 aprile 1616, evidentemente a prediche avvenute, Francesco ricevette lettere da Cremona del suo allievo Giovanni Battista Ozeno, che si complimentava con lui per “...le sue fatiche et sudori nel predicarre questa Quadragesima al popolo di Soriso” il quale “sentendo sì nobil lingua et disciplinandosi sotto sì nobil et dotto maestro, non può essere che non sia instrutto con buoni documenti et armato con il forte scudo del oratione, et altri poi et buoni amaestramenti”. L’Ozeno proseguiva poi affermando che “...spinto da questa mia allegrezza far non posso che con quatro righe di questa mia mal composta et peggio scritta lettera nella quale, dove manca la pollitezza nel scrivere, le curiose et pelle parolle nel dire, suplisca in una parte il mio buon animo” ai solidi sentimenti di “...amore, cortesia e benignità di V.S.” cui profondendosi in ridondanti complimenti indirizzava infine questa “pocha et imbratata carta”: AONo, cart. 6.
500 AONo, caret. 2, 2° gennaio 1616.



























































































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