Page 167 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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appositamente tenuto da papa Clemente VIII, ebbe l’onore e l’onere del governatorato di Roma495.
Un incarico temibile per la responsabilità e la delicatezza degli equilibri politici dell’Urbe, quando da tutti, politici, diplomatici, letterati, filosofi, teologi – e soprattutto dagli uomini e dalle donne che vi abitavano – era considerata, quanto al governo locale, la città più insidiosa del mondo allora conosciuto. Sotto il suo diretto controllo e con il suo avallo si ebbero, tra 1599 e 1600, i processi e le condanne alla pena capitale della povera Beatrice Cenci, decapitata: un caso che fece scalpore e che ancora oggi è studiato da storici e giuristi, e quella, con un’eco se possibile ben più vasta e dibattuta, di quel Giordano Bruno bruciato a Campo de’ Fiori per le sue originalissime convinzioni teologiche, filosofiche, politiche e fisico-astronomiche.
Proprio questa sua vissuta esperienza fece sì che, ancora trattenuto da impegni romani, il cardinale Taverna incaricasse il vicario Tornielli di scrivere al nostro in termini riguardosi ma, in certo senso, molto formali: era opportuno che, prima di fare il suo ingresso in diocesi, sapesse – grazie a dettagliati, minuziosi, riservati rapporti scritti – quale realtà, e non solo spirituale, lo aspettava giungendo a Novara.
Pertanto, Quagliotti l’ultimo dell’anno ricevette dal nuovo vicario novarese una breve missiva in termini che sono per noi di notevole interesse: “...Il signor Cardinale Vescovo nostro mi comanda che gli mandi nota come il Collegio di S.ta Cristina si conserva per educatione de’ cooperatori ecclesiastici; con quali regole, redditi et la qualità et quantità di quelli quali vi stanno. Per questo, per poterli dare risposta, col primo ordinario – che sarà martedì – la prego darmene raguaglio diffuso che me ne farà piacere per servire a chi devo”496.
Ferdinando Taverna scrisse finalmente e direttamente al Quagliotti nel gennaio del 1616 e già la formula d’indirizzo della breve, importante missiva è di grande rilievo qualora si consideri che del nostro Sua Eminenza doveva avere informazioni dovute, come si diceva, alla penna di monsignor Tornielli. Solo quelle e nessun’altra esperienza interpersonale.
Ciononostante si tratta di uno scritto che la dice lunga sulla indubbia stima di cui doveva godere – e dunque non solo nel più ristretto ambito diocesano – l’apparentemente oscuro teologo di S. Cristina. “Reverendo mio amatissimo...” esordisce il cardinale-vescovo indirizzando la lettera a “Don Francesco Quagliotto
495 Ferdinando – o Ferrante, come vogliono alcuni documenti del tempo – era nato nel 1558 dal milanese conte Cesare e da Antonia Beccaria, patrizia pavese, ed era nipote di Ludovico Taverna, già vescovo di Lodi. Creato chierico a Milano, in S. Maria della Scala da Carlo Borromeo, si laureò dottore in utroque Jure sempre a Milano e venne avviato alla carriera ecclesiastica presso la Corte di Roma dove in breve tempo divenne dapprima, secondo un cursus honorum consolidato, prelato domestico di papa Sisto V poi, sempre sotto il suo pontificato, referendario di grazia e giustizia della Segnatura apostolica. Fu in seguito nominato governatore di Viterbo nel 1591, di Città di Castello tra 1595 e 1596, di Fermo – per alcuni mesi - nel 1596, e di Roma, si è detto, tra 1599 e 1604. Legato pontificio nella Marca d’Ancona tra 1604 e 1606, con l’incarico di governatore di Ascoli Piceno nel 1604, fu anche legato in Portogallo e infine cardinale-vescovo di Novara fino alla morte, avvenuta il 29 agosto 1619. Bascapè, che gli era molto amico, fin dal 1614 aveva desiderato ardentemente che gli succedesse sulla cattedra gaudenziana. Partecipò, nel 1605, al conclave che elesse papa Paolo V. Cfr. Calvi, Famiglie notabili milanesi cit., I, s.v. e Legati e governatori dello stato pontificio (1550-1809), a c. di C. Weber, Roma 1994, p. 941 e passim. Nulla, se non una menzione onorifica nella storia genealogica della famiglia presentata per questioni amministrative al governatore di Milano e poi a Madrid il I settembre 1664 in ASCMi, famiglie, Taverna, cart. 1471/4.
496 AONo, cart. 3, 30 dicembre 1615.