Page 158 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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Borgomanero, che si erano formate spiritualmente sotto la sua attenta direzione in S. Cristina.
Quagliotti, pressoché quotidianamente in viaggio, aveva d’altronde chi lo poteva sostituire nelle incombenze più urgenti, liturgiche e no, del Collegio: l’amico ed ex discepolo don Francesco Poletti che era stato, come sappiamo, destinato proprio a rimanere al suo fianco per coadiuvarlo ove possibile. Anche nel trimestre successivo, tra aprile e giugno, la puntuale registrazione degli itinerari del nostro confermano la sua vocazione alla missionarietà apostolica: Novara (dove ad aprile era venuto a mancare l’amato nipote di monsignor Bascapè – che ne risentì gravemente il lutto – Michele Angelo Marchesi, arcidiacono della cattedrale, discreto teologo e abile predicatore anch’egli), ancora Momo466, Fontaneto, Conturbia (su espresso invito del locale curato)467 e Borgomanero; Ghemme468, Suno469, nuovamente Momo,
Geltrude, fondò poi una Casa di Orsoline – di cui divenne la prima superiora – presso l’antica chiesa di S. Marta in Borgomanero.
466 È del 13 aprile 1615 una lettera di devoto ringraziamento al nostro da parte della “Madre del monastero di Momo”: cfr. AONo, cart. 6.
467 Francesco vi si recò il 24 aprile. Il 23 aveva ricevuto una letterina del curato di Conturbia, allora don Bernardo Negri, che l’invitata a predicare il giorno seguente, festa di s. Giorgio; nella richiesta si precisa che sarebbe stato meglio se Quagliotti fosse venuto con due suoi chierici, per aiutare la locale cantoria: AONo, cart. 3, 23 aprile 1615. Proprio da Conturbia Francesco scrisse a suo cugino Giovanni Gambaro, a Galliate che, ordinato il 4 aprile, gli aveva scritto contrito perché sapeva di aver “...manchato della promessa che io vi feci quando fusimo a Novara per causa della ordinatione”; non aveva cioè effettuato gli “...essercitij spirituali” e per questo si scusava con il rettore di S. Cristina adducendo quali scuse sia “...i miei scolari” sia perché “...molto disturbato di certi dolori di testa, talché l’una cosa con l’altra m’ha ritardato”. Gambaro voleva insomma celebrare quanto prima la sua prima messa (“...dominica prossima, cioè l’ottava di Pasqua”), quindi già il 26, senza il tempo materiale per effettuare un salutare ciclo di ss. esercizi (cfr. AONo, cart. 2, 20 aprile 1615). Quagliotti dunque provvide suggerendogli una serie di preziose, pie istruzioni riguardo all’ormai prossima celebrazione della sua prima s. messa (AONo, cart. 2, 24 aprile 1615).
468 Dove, probabilmente, Quagliotti ebbe modo di celebrare e, come non manca di ricordare nel Libro delle messe, di pregare specificamente pro “inimicis”.
469 Vi celebrò con l’intenzione specifica di ringraziare il Signore “...pro gratiarum actione infirmitatum”: forse si era sentito meglio dopo un periodo di malattia.