Page 155 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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lettera che Quagliotti appena due giorni dopo riceveva, stavolta direttamente, dal cardinale-vescovo di Novara, Sua Eminenza Taverna456.
Si trattava della contessa Giustina Barbiano Cusani457, altra illustre rappresentante della nobiltà milanese e, con Margherita Taverna, tra le dame più ricercate in occasione di feste e balli. Il cardinale pregava anch’egli “instantissimamente” Francesco “...che lei arivi sino a Somma” nonostante “...l’incommodo del viaggio” nell’ormai fredda stagione, con i disagi anche logistici per il lago da attraversare e le fangose strade da percorrere – perché la cugina “sig.ra Giustina Barbiana Cusana...”, una dama “di merito” possa finalmente “restare consolata dall’aiuto delle orationi... nelle tribolationi dell’infirmità che patisce ”.
Era opportuno che Francesco, una volta raggiunto il castello di Somma, si fermasse “...per un paro di giorni almeno” sottolineava un po’ mellifluo il presule, per la “...bona opinione conceputa della persona sua”. Una “...bona opinione” che non poteva che essere assai speciale, pare ragionevole crederlo, e che come abbiamo visto sarebbe certo stata determinante nella scelta finale del cardinale Taverna.
Non si può infatti non rilevare che, nell’ambito della intellettualmente e spiritualmente agguerrita diocesi novarese non mancavano di sicuro, ai tempi, altrettanti teologi di indiscusso valore: ad esempio un caro amico del nostro, Giovanni Giacomo Ferrari, il preparato teologo di Gozzano, o Giovanni Giacomo Vandoni, teologo di S. Giulio458. E che dire poi – per rimanere nella ristretta cerchia di personaggi qui nominati – dei vari canonici, del personale di curia, persino del temuto padre inquisitore domenicano.
Non c’è altra spiegazione possibile: la fama di pio e zelante sacerdote, unita a quella di valente teologo e di docente di casistica cui, va ribadito, non andava disgiunta la risaputa, minuta pratica delle miserie quotidiane, delle prediche e delle confessioni, se era ben nota e tanto apprezzata da donna Giustina Barbiano di Belgioioso in Cusani tra Somma e Milano, bisogna credere fosse altrettanto famosa e quotata in ambito strettamente diocesano e addirittura a fronte di un ampio ventaglio di opportunità nel panorama di esperti teologi e canonisti.
Non si dimentichi inoltre che al teologo cui infine si rivolse con dissimulata preoccupazione il cardinale era richiesta una preparazione particolare, l’impiego sapiente e provvidenziale di tutti quegli strumenti, quei “... rimedii che gli pareranno opportuni” per risolvere quel “fatto”, quella che il cardinale descrive circospetto come “infirmità”, quel “malefitio” insomma, come indica invece senza mezzi termini la sorella del cardinale, Margherita Taverna: preparazione e strumenti che non erano
456 AONo, cart. 4, 28 novembre 1616, in copia.
457 Giustina Barbiano di Belgioioso, figlia di don Carlo, conte del S.R.I. e di Ippolita Visconti, si era sposata nel novembre del 1578 con il marchese don Lelio Cusani, violento aristocratico del ramo dei marchesi di Chignolo e più volte perseguito dalla giustizia milanese ma non per questo meno apprezzato dal governatore di Milano e alla corte di Madrid. Per tutti si veda Calvi, Famiglie notabili milanesi cit., I. s.v.
458 Così si firma questo corrispondente del nostro in una lettera da cui, per la descrizione dei suoi guai di salute (la cui guarigione sarebbe dipesa dalle orazioni di Francesco) e per l’assai malferma grafia, si evince possa forse essere stato di età avanzata: AONo, cart. 6, 30 luglio 1616.