Page 154 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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Malefici, incantesimi che, finalizzati all’amore o alla morte e inizialmente più tipici e diffusi nelle campagne, erano ormai ben presenti anche nei centri urbani e ad ogni livello sociale453.
Il 26 novembre 1616454 a Francesco giungeva del tutto inaspettata un’elegante missiva, dalla scrittura regolare, chiara e con un vistoso stemma araldico impresso nella ceralacca che la sigillava. La lettera proveniva dalla Lombardia spagnola e recava la firma di una delle più nobili dame dell’aristocrazia milanese: Margherita Taverna Visconti455.
La gentildonna, sorella del cardinale Ferdinando Taverna, vescovo di Novara, pregava il rettore del Collegio borgomanerese di recarsi quanto prima potesse presso il suo castello di Somma Lombardo – ancor oggi assai maestoso – per “...fare un’opera di grandissima carità a una parente commune et cara al sig.r Cardinale mio fratello” – una cugina, spiegava, che stava soffrendo – “...per caussa de malefitj”.
La castellana di Somma si vedeva costretta, e con urgenza, a “...pregar V.S. a farmi gratia di venire subito et portare presso di sé li rimedij che gli pareranno oportuni in questo fatto; e di questo gliene restarò con grandissima obligatione” ribadendo per concludere la richiesta di una partenza pressoché immediata del nostro: “...et che sij subito, ché il caso è necessitato così”. La cugina maleficiata, che forse per discrezione Margherita non nominava, era invece espressamente menzionata nella
453 Era allora vivissimo nella memoria di tutti, specie a Milano e dintorni, il triste caso di Caterna, o Caterinetta, Medici, serva presso l’aristocratica famiglia Melzi, addetta – proprio tra 1616 e 1617 - alla camera del nobile senatore Ludovico Melzi, il cui processo – sul finire del 1616 - era ancora in corso. Il senatore, ammalatosi per cause ignote ai medici di quel tempo, in breve tempo morì e della sua dipartita si incolpò subito Caterina, già sospettata, in un recente passato, di malefici ai danni di un milanese, lo scapolo capitano Diego Vacallo. La servetta venne immediatamente arrestata per maleficio ai danni di così importante personaggio e presto alla detenzione seguirono interrogatori, torture e, infine, la condanna al rogo. La povera Caterina, da tutti ingiustamente considerata “strega e fattucchiera” e, tra gli altri, anche dal colto, illustre cardinale Federico Borromeo venne, dopo mesi di carcere e di patimenti, pubblicamente “abbrugiata” la mattina del 4 marzo 1617, nell’ampio sterrato di piazza della Vetra, vicino alla basilica di S. Lorenzo. Sui tragici fatti si veda l’attenta disamina della documentazione tuttora esistenta in G. Farinelli, E. Paccagnini, Processo per stregoneria a Caterina de Medici. 1616-1617, Milano 1989.
454 AONo, cart. 4, 26 novembre 1616, in copia.
455 Margherita Taverna era andata in moglie al marchese Ermes Visconti di San Vito, signore e castellano nell’avito castello di Somma Lombardo: F. Calvi, et al., Famiglie notabili milanesi. Cenni storici e genealogici, 4 voll., Milano 1875-1885 (rist. anast. Bologna 1969), I, s.v. e I. Superti Furga, Le fortune dei Visconti di Somma in età moderna, in Studi in memoria di Cesare Mozzarelli, 2 voll., Milano 2008, I, pp. 480-482. Margherita era amica di suor Virginia Maria de Leyva, la celeberrima ‘monaca di Monza’ che, allontanata dal monastero di S. Margherita in Monza e processata (nel monastero milanese di S. Ulderico, dal 1607) venne infine murata viva nel ricovero milanese per convertite detto di S. Valeria (dal 1608 al 1622) per ordine del cardinale Federico Borromeo. Margherita era anche parente del conte Ludovico Taverna, nel cui palazzo milanese (nel 1609, oggi palazzo Isimbardi) venne infine ucciso quel Giovanni Paolo Osio che, già amante della nobile monaca di Monza, aveva assassinato alcune monache sue consorelle e che, dopo circa due anni di fortunosa latitanza, era stato tradito e attirato nel mortale agguato di palazzo Taverna. In un’opera particolare, quella di Cesare Negri, detto il Trombone, professore di ballare, Le gratie d’amore, opera nova et vaghissima divisa in tre trattati, in Milano, per l’her. del quon. Pacifico Pontio & Gio.Battista Piccaglia compagni, 1602, (stampatori di gran fama, attivi a Milano e in specie per gli arcivescovi di quella Chiesa, amici e corrispondenti del nostro) precisamente nel “Trattato I”, c’è un importante, esaustivo, lunghissimo elenco dei migliori ballerini e dei più celebrati tra i gentiluomini e le gentildonne del regno: liste con centinaia e centinaia di nomi, tra i quali figurano anche quelli di entrambe le coppie – Margherita Taverna ed Ermes Visconti, Giustina Barbiano di Belgioioso e Lelio Cusani - e a pieno titolo. Una pubblicazione importante, allora come oggi, una sorta di elitario who’s who dell’epoca per avere chiaro il quadro – nomi, cognomi, alleanze matrimoniali, titoli - di chi contava, di chi era socialmente in ascesa, al posto giusto e al momento giusto. Si veda inoltre, per un panorama completo della vicenda, G. Farinelli, La Monaca di Monza. Nel tempo, nella vita e nel processo originale rivisto e commentato, Azzate (Va) 1999.