Page 150 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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Il manoscritto che le contiene è stato intitolato in epoca e da mano ignote “Compendium De Decem Decalogi Praeceptis ex Doctrina Toleti Aexcerptum. Et in decem tratctaus complectens plura capitula sectiones et dubitationes divisum”. Probabilmente – in considerazione della materia scrittoria, della grafia e dell’inchiostro usato – si tratta di trascrizioni non coeve al nostro, bensì di diversi decenni più tarde rispetto al suo decesso, e così pure ben più in là delle trascrizioni dello Zanoja. Ciò che importa è che ci siano pervenute e che si possa dire con chiarezza che si è incerti non già quanto alla paternità, ma solo riguardo alla loro materiale datazione.
Il Quagliotti studioso, docente e rettore aveva sicuramente la possibilità di avere accesso alle opere più recenti e utili per la formazione del clero diocesano. Ne aveva la possibilità non solo per il suo incarico ma anche e forse soprattutto per le sue curiosità intellettuali e grazie ai suoi corrispondenti che, dalle piazze editoriali più note, vivaci e aggiornate, era in grado di farsi inviare libri e testi di diversa natura450 che, a suo giudizio, potevano tornargli utili per l’educazione cristiana e morale della popolazione di S. Cristina e dintorni.
Nel “Tractatus primus”, nelle due “Sectiones” e nei conseguenti “dubia” del “Caput secundum” del suo Compendium – una sorta, diremmo oggi, di snello manuale, un’agile dispensa adatta alle menti dei suoi giovani allievi – Francesco si era occupato “De peccatis quae sunt contra Religionem et primum praeceptum” dove si trovavano tra i peccati più oscuramente sentiti, pericolosamente affascinanti e fortemente temuti dalle popolazioni di antico regime.
Ne sono elencati otto che nella descrizione che ne fece Quagliotti traendola, oltre che dalle riflessioni di Francisco Toledo, dalla sua personale esperienza e sicuramente dalle testimonianze di amici e colleghi, per gravità e conseguenze sono sicuramente da analizzare e valutare con estrema attenzione. L’elenco, pur nella sua densità, è presto fatto: De blasphemia, De impietate, De superstitione, De idolatria, De magia, De divinatione, De primo, medio sciendi occulta sortilegium, De maleficijs et strigis. Inutile ribadire l’effetto che da secoli avevano avuto tali materie sulla fantasia, la cultura – nella sua più vasta accezione – la morale e la spiritualità di generazioni e generazioni di uomini e donne di ogni ceto, provenienza geografica ed età.
Erano certo quei casi che si affrontavano sottovoce, guardandosi intorno inquieti e dissimulando una tensione ben comprensibile e umanamente inevitabile qualora si fossero posti la mente e il cuore a quanto l’azione inquisitoriale aveva fatto, almeno dal XIV secolo in avanti e soprattutto dopo le precise, rigorose direttive emanate appositamente dai padri conciliari tridentini e applicate con tanto zelo e
1596) e gli Aphorismi Confessariorum: un episodio di storia della teologia morale in età moderna, in “Archivio Teologico Torinese”, VIII/1 (2002), p. 144 ss. e VIII/2, p. 448 ss. Non si è purtroppo in grado di stabilire se e quanto si conoscessero i padri Sa e Melzi, poi direttore spirituale del nostro, vissuti entrambi nella casa di probazione aronese.
450 Come quello, invero assai insolito per quel tipo di utenza, quella di un Collegio per chierici casisti, di un autore ai tempi talvolta oggetto di critiche, specie ecclesiastiche, non di rado anche severe: si tratta del volume (per la Congregazione oggi disperso) di Ludovico Domenichi, La nobiltà delle donne, corretta & di nuovo ristampata, in Vinetia, appresso Gabriel Giolito di Ferrari e fratelli, 1552, ora irreperibile nella biblioteca degli Oblati.




























































































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