Page 141 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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donne e bambini scappavano urlando per le strade, per i vicoli “...occisio non est necessaria”.
D’altra parte, continuava l’esperto docente di casistica, era prevedibile e attestato il caso di principi o capi militari che potevano autorizzare scientemente e con apposito scritto – “dare litteras” – il saccheggio a scopo di “represalia” ovvero per una sorte di abominevole ma necessaria “compensatione rerum” non soltanto “in conflictum” ma anche e in special modo, si è detto e Quagliotti ce lo conferma “...sed etiam post victoria”.
Francesco, sorprendentemente quanto ottimamente edotto in così raggelante materia, continuava spiegando che – per evitare disastrose conseguenze non solo per le anime ma... per i corpi – sarebbe stato meglio se i singoli comandanti avessero tenuto a freno quegli inferiores milites che più facilmente di altri avrebbero potuto commettere “iniustitiae et fortitudinis”, ingiustizie cioè e, forse, atti di forza, di violenza gratuita. Tempi durissimi, tempi amari, quando la casistica prevedeva tanto dettagliatamente se, quando e come esplicare il saccheggio.
La casistica e l’attualità: dal duello all’eresia...
Di cos’altro si sarà potuto discutere, oltre che della guerra, nei vicoli e sul sagrato della Collegiata di Borgomanero, o negli orti e nelle vigne di fronte al Collegio di S. Cristina? Quale poteva essere un altro argomento di primissimo piano nel Novarese rurale e di villaggio del primo Seicento? Semplice: “De rixa videlicet et duello”. La casistica, Quagliotti lo sapeva bene dopo tante confessioni e tante omelie, doveva essere perfettamente aderente alla realtà sociale in cui si trovava ad operare il ministro di Dio, specie nel Sacramento della confessione che, da sempre di primaria importanza, nella normativa tridentina e soprattutto con l’azione e del cardinale Borromeo, da poco canonizzato, aveva assunto un ruolo centrale nella vita quotidiana dei fedeli e dei sacerdoti436. Ovvio quindi che dopo il triste, drammatico tema internazionale della guerra ci fosse quello, ben più radicato e diffuso in ambiti microlocali, della rissa e del duello437.
Allora bisognava tener presente che chi si recava, per esempio, a Torino da Novara, da Borgomanero o da un qualsiasi villaggio della val Sesia cambiava stato: da territorio suddito della corona spagnola (e già farnesiano) si sarebbe trovato su suolo sabaudo. Pochi chilometri potevano significare tanto: un’altra signoria, un altro
436 Per tutti si veda ora la serrata analisi di De Boer, La conquista dell’anima cit., pp. 49 ss. per le premesse della piena controriforma nella prima età borromaica e, per il periodo federiciano, quello cioè in cui visse e operò il Quagliotti, p. 196 ss.
437 Per notizie sul dibattito storiografico in merito alla rissa e al duello, specie dal punto di vista della trattatistica giuridica laica ed ecclesiastica dal XV al XVIII secolo rinvio qui ai due più recenti ed esaustivi lavori di M. Cavina, Il duello giudiziario per punto d’onore. Genesi, apogeo e crisi nell’elaborazione dottrinale italiana (sec. XIV-XVI), Torino 2003 e Id., Il sangue dell’onore. Storia del duello, Roma-Bari 2005. Un utile approfondimento invece, su come la Chiesa – nel e dal periodo tridentino - avesse cognizione della complessa materia delle ‘guerre private’, delle faide, dei duelli, fenomeni diffusissimi soprattutto in ambito aristocratico, e su come i sacerdoti dovessero comportarsi di fronte a tali episodi, è dato dal saggio di G. Angelozzi, La proibizione del duello: Chiesa e ideologia nobiliare, in Il concilio di Trento e il moderno cit., pp. 271-308.



























































































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