Page 136 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
P. 136

malaticcio in S. Cristina – e Quagliotti: diverse lettere sono a firma doppia, di padre e figlio, mentre una, particolarmente sgrammaticata, è di Guidotto al nostro. Nella confusa missiva, Guidotto assicura Francesco del suo zelo per far migliorare il figlio chierico sia di salute, sia in grammatica: “...Da la cara sua vedo che V.S. mi esorta per il meglio che mio figliollo Gioan Batista torni a Cremona si ancho per meglioramenti de la sua vista, sì ancho per esercitarsi meglio ne la gramatica” e lo raccomanda caldamente anche a “Monsignor Illustrissimo” di Novara, per avere senza problemi la “demisoria” avendo saputo che, per contro, “...il veschovo di Cremona tiene ostinacione” riguardo alla concessione di tale patente per gli ordini minori “et ancho per li altri”. A tale scopo, con grande trasporto ed entusiasmo “...me li ofero prontisimo di tuto core, pregando N.S.re per lei li dia longa vitta et prosperittà”: una preghiera che purtroppo non venne accolta427.
Delle lezioni di Quagliotti428 ci restano, si diceva, alcuni cospicui esempi copiati interamente dal giovane chierico Zanoja anche se non si può escludere che, oltre agli innumerevoli appunti di mano del nostro sparsi tra le lettere, anche tra le carte attribuite allo Zanoja e vergate in minuscola grafia corsiva corrente, ve ne sia qualcuna direttamente di pugno dell’ancora giovane rettore. Sono veri e proprii trattati – fino ad oggi mai seriamente presi in considerazione – su singoli argomenti, singole materie che erano allora oggetto di effervescenti dibattiti non solo in ambito privato o semipubblico, quale poteva essere appunto l’ambiente accademico; se ne discuteva infatti sicuramente anche in luoghi pubblici, affollati: per le strade, le piazze, le taverne429.
curato di Soriso – don Giovanni Cucciotto - che in una riservata missiva al rettore di S. Cristina, pur sottolineando che Giovanni Battista nei mesi di vacanza si era “...diportato assai bene essendo stato in habito clericale”, che lo aveva regolarmente “...sentito in confessione” che aveva “...servito in chiesa alla messa cantata, conforme alli ordini di Monsignore reverendissimo” e che infine aveva frequentato con puntualità la locale “scola della dottrina christiana” però... però quantunque fosse stato “...sollecito nelle altre feste” dopo Natale non aveva “...servito così compitamente come doveva”. Un neo dunque, una macchia nel curriculum del chierico. Il fin troppo rigoroso curato suggeriva quindi a Quagliotti – sottolineando che agiva “in buona conscientia” – di redarguirlo sollecitando altresì il giovane, quando fosse tornato a Soriso, ad “...attendere più del solito alle funzioni a lui spettanti, che sarà con gusto mio et utile suo”: cfr. AONo, cart. 6, 3 marzo 1614.
427 AONo, cart. 6, 29 settembre 1614 e le altre lettere fino al 1616.
428 Che probabilmene si avvaleva di un paio di testi fondamentali, cioè di manuali di casistica che è possibile identificare nella lunga lista, di poco successiva alla morte del nostro, di opere appartenute al rettore di S. Cristina e per anni conservate nella biblioteca del Collegio: si tratta del volume di Emanuel Rodriguez Lusitani, Summa casuum conscientiae, Venetiis apud Haeredes Georgij Varisci 1615, dell’opera di Francisco Toledo, Summa casum vel instructio sacerdotis, Lugduni apud Horatium Cardon 1599, che in altre edizioni riportava più precisamente nel titolo il riferimento alla casistica: Summa casuum conscientiae sive de instructione sacerdotum (es. ed. Coloniae Agrippinae 1603. L’edizione milanese, in possesso del nostro, aveva un titolo che divergeva, forse per ragioni di stampa, con il primitivo, ed era: Instructio sacerdotum... I tipi erano quelli ‘per Heronymum Burdonium & Petrum Martyrem Locarnum, socios 1603’). Una menzione particolare infine, lo si vedrà fra breve, ha anche il piccolo, densissimo manuale di Emanuel Sa, Aphorismi confessariorum..., anch’esso allora presente nella biblioteca del nostro e dunque del Collegio. In ogni caso, i trattati che dovevano appartenere al Quagliotti sono ora purtroppo irreperibili.
429 Che conversazioni di ogni genere, compreso quello, a rischio, di argomento sacro o religioso, si intrecciassero ovunque, a torto o a ragione, nell’Italia del tempo è confermato, sia pure in tono irridente, sarcastico e polemico, da due esponenti – uno inglese, l’altro italiano – del dissenso religioso di matrice protestante: Edwin Sandys e Fulgenzio Micanzio: il primo, sir Edwin, un aristocratico e colto viaggiatore anglicano; il secondo un frate servita amico, discepolo e segretario del celebre fra Paolo Sarpi, consultore in Jure della Serenissima durante il convulso, drammatico periodo dell’interdetto veneziano d’inizio Seicento. Sandys aveva rilevato, redigendo A Relation of State of Religion... altrimenti noto come Europae speculum, London 1605 (Della relatione dello stato della religione..., edito per la prima





























































































   134   135   136   137   138