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la testimonianza diretta di un altro iscritto al Collegio montano, tale Francesco Baglioni.
Risultano infatti di estremo interesse taluni scritti di studenti di S. Cristina giunti fino a noi secondo la denominazione archivistica di “memoriali”: si tratta in realtà di semplici lettere che hanno in genere per argomento la giustificazione per assenze o mancanze, o la richiesta di essere ammessi o riammessi alla frequenza dei corsi presso il Collegio borgomanerese.
Quella del chierico Zanoja è di notevole interesse in quanto ci permette di avere non solo una risposta all’interrogativo di fondo: com’erano cioè, quanto comprensibili e quanto apprezzate fossero le lezioni di Quagliotti, ma serve altresì ad aprire uno squarcio nella nebbia dei quasi quattro secoli che ci separano da quelle giornate passate in aula a S. Cristina; gli allievi recepivano quanto andava spiegando Francesco? Apprezzavano le ore di ‘casistica’ proposte dal giovane, rigoroso rettore del Collegio422? Qual era il rapporto tra gli studenti e il loro docente-rettore?
Ecco allora, illuminanti, le parole del chierico studente Francesco Baglioni: che se all’inizio della sua letterina al rettore si scusava per non essere potuto passare, come pure aveva inizialmente promesso, a riverire il Quagliotti transitando nei pressi di S. Cristina, si doleva “...anco più del restar privo dell’ottima instruttione” offerta dal Collegio, e specialmente delle lezioni di “...de casi di conscienza”, materia che proprio “...V.S. quotidianamente con sì grande zelo di carità ci va insegnando”423. Un esame fondamentale dunque quello di casistica, si direbbe oggi, per superare il quale le lezioni erano addirittura quotidiane e che Francesco svolgeva con grande ‘zelo’.
Un impegno, quello dell’insegnamento quotidiano in S. Cristina, certamente di non poco conto: era – ed è – infatti necessario, per un docente degno del delicato incarico affidatogli, prepararsi preventivamente, studiare continuamente e tenersi costantemente aggiornato. Si pensi dunque all’ansia del rettore di S. Cristina, conscio della propria responsabilità di sacerdote formatore di nuovi, promettenti ecclesiastici, di fronte alla responsabilità di un insegnamento, quello della ‘casuistica’, allora
422 Le memorie di ex allievi divenuti col tempo colleghi ed amici del nostro ci soccorrono, sia pure succintamente, anche su questo punto: in quelle di don Gaspare Vandoni si dice infatti che Quagliotti “...havea letto casi di conscienza a’ suoi chierici... et era molto stimato, riverito et honorato”: AONo, cart. 1. Don Francesco Poletti annotava poi che aS. Cristina aveveva anzitutto imparato “...per spatio di anni quattro... casi di conscientia et molti altri documenti di salute”: AONo, cart. 4. Un’ulteriore prova della stimolante curiosità suscitata dalle lezioni del nostro affiora anche dalle righe di una lettera dell’ex chierico, poi sacerdote e devoto amico del Quagliotti, don G.B. Rampanelli, curato di Loreglia. In un suo scritto al suo antico superiore maestro in S. Cristina, don Rampanelli ricorda e assicura che “...molte volte mi sovviene l’immenso benefitio da lei ricevuto” e anzi avvisa con entusiasmo l’amico rettore che “...quanto prima pottrò verrò costì a veder cotesto venerabile Colleggio” anche e forse soprattutto per rinfrescare la sua preparazione e “...sentir una delle <di> lei lettioni”. Ed è ancora don Rampanelli che, in una sua del maggio successivo affermava nostalgicamente che “...non mi pretendo già d’esser ancora licentiato dalla sua vigilantia et disciplina, anzi: mi tengo di novo suo allevo, et se bene per la mia gran fretta ch’haveva di riuscire son qua, tuttavia la mia intentione si è di novo far concorrenza sotto l’ali di V.S.M.R.a” volendo quanto prima tornare a S. Cristina “...a rimbeverar la memoria della sua dottrina”: cfr. rispp. AONo, cart. 3, 3 febbraio 1615 e 26 maggio 1615. Va anche detto però che Quagliotti, nelle sue istruzioni per il buon andamento delle lezioni esortava i suoi giovani studenti a non distrarsi e, soprattutto, a non dormire: “...Nel tempo che dura la scola non dormite, come neanche dormireste in tempo di lavorar alla campagna”: l’auspicio era indirizzato, in questo caso, agli allievi della “Bellarmina” ma è lecito credere valesse anche per i chierici casisti di S. Cristina; inoltre, sapendo che la noia era in agguato, Francesco suggeriva schietto: “...portate con voi qualche libro da leggere per scacciar il sonno”: AONo, cart. 2, 28 maggio 1612.
423 AONo, cart. 3, 19 novembre 1612.




























































































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