Page 125 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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addirittura una vera e propria estasi405 - non si era accorto di essere giunto con la sua cavalcatura, dopo Cressa, sulla sponda di un corso d’acqua, uno dei tanti torrenti che allora attraversavano le campagne.
Il quadrupede, forse spaventato dall’impeto delle acque, si impuntò bruscamente con le zampe nervose facendo sbilanciare prima e sbalzare poi da sella il distratto rettore. A parte le poche righe del Vandoni406 non abbiamo, purtroppo, una puntuale descrizione di quanto realmente avvenne: restano, quelle sì, almeno due lettere che accennano al fatto: la prima è quella con cui Francesco descrisse la sua disavventura a padre Melzi e quest’ultimo, evidentemente impressionato dal racconto dell’accaduto, gli rispose due giorni dopo associandosi a lui nel ringraziare il Cielo: “Ringratio insieme et ringratiarò sommamente la B.ma Vergine della gratia concessagli d’haverla liberata da quel pericolo che mi scrisse et mi è stato caro d’haver havuta la nuova della liberatione doppo il pericolo”407.
Una seconda missiva in cui si chiedevano preci e ringraziamenti per lo scampato pericolo venne invece indirizzata da Francesco al Muttino; il rettore, evidentemente ancora scosso, lo pregava di ringraziare per lui Maria ss.ma “...che miracolosamente mi liberò l’altro dì dal pericolo certissimo della morte, et la vita la riconosco da Maria, la quale sia da tutti lodata e benedetta, e sia con voi nel fare del bene”408.Quantunque scosso e in condizioni fisiche certo non perfette a causa della rovinosa caduta, Francesco, che il giorno successivo all’episodio di Caltignaga non aveva esitato a scrivere ai rettori di Galliate la bella, lunga, veemente esortazione per ravvivare il culto di s. Carlo, riprese la sua vita di sempre mettendosi nuovamente in viaggio: il 18 giunse a Oleggio per predicare. Il 19 ripartì per Milano, dove avrebbe dovuto ottenere finalmente il dottorato in teologia: per questo ancora una volta si recò in visita al santuario di S. Maria presso S. Celso e al sepolcro del veneratissimo s. Carlo409.
E a proposito del suo titolo accademico è necessario osservare che, nonostante la discussione della sua tesi – Conclusiones de gratia et peccato... - fosse avvenuta
405 AONo, cart. 4, deposizione giurata di Francesco Poletti (ca. 1620): “...viveva omninamente senza interesse alcuno del mondo [...] era assiduo nelle contemplationi et mentali orationi, quali tanto raccomandava alli chierici, et una volta tra le altre, mentre diceva li punti dell’oratione mentale alli chierici (il che era solito ogni giorno) [...] li diceva con tanto spirito che pareva alzarsi da terra [...] poi meditava sopra il peccato”. Giacomo Filippo Zanoja rammenta che “...il sig.r Rasario d’Oleggio, morto rettore di detto Colleggio, che quando andava per ritrovarlo nelle sue stanze e lo vedea mirabilmente inalzato duoi o tre palmi alzato da terra, hora ornato da varij splendori onde, per non sconturbarlo, era forzato ritornarsene senza con lui poter passare alcun officio”: AONo, cart. 4.
406 “Venendo di Novara, passato Crescia, andando a Santa Cristina, come suo solito meditando distratto, giunge col cavallo alla ripa d’una acqua di rapina in tempo di lunga pioggia et si lascia portar dentro et non se n’avvedendo stette per affogarsi: ma col divino ajuto fu liberato ritrovandosi attaccato ad un legno che serviva per passaggio; professando tal liberatione principalmente alla B.ma V. della quale egli era devotissimo...”: cfr. ivi., c. 29.
407 AONo, cart. 4, 7 novembre 1614.
408 AONo, cart. 2, 10 novembre 1614. La lettera è oggi purtroppo mancante; ci si è avvalsi del solo regesto, peraltro corposo e con la riproduzione di diverse frasi tratte direttamente dal documento originale. Il giorno dopo, l’11 novembre, Francesco ricevette una breve letterina di monsignor Leonardi nella quale il Vicario faceva riferimento a uno scritto del rettore: “...Fornito ch’havrò di veder il suo libretto, et bene considerato poiché è assai buono, ve lo rimanderò subbito”: AONo, cart. 3, 24 novembre 1614. Un “libretto” scritto da Quagliotti dunque? Forse un manuealetto di dottrina cristiana? Una dispensa propedeutica allo studio delle Scritture? Non lo sapremo mai.
409 AONo, cart. 2, Libro delle messe. Giunse a Milano mercoledì 19 e sia allora, sia il giorno dovette occuparsi di questioni relative all’amico don Poletti. Al santuario di S. Maria presso S. Celso si recò di venerdì “pro doct.”, mentre sabato 22 andò a pregare, sempre “Pro... doctor.”, sulla tomba del grande s. Carlo.


























































































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