Page 127 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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di Vienna e delle altre corti europee erano state, per diversi mesi, le uniche reazioni al disinvolto comportamento della corte di Torino.
In quei frangenti, oltre ad una febbrile quanto sterile attività diplomatica palese e segreta non si seppe trovare alcuna immediata soluzione al grave stato di cose venutosi a creare in un punto tanto nevralgico dell’Italia settentrionale. La Spagna di Filippo III si propose quale mediatrice cercando con ogni espediente di disarmare la politica sabauda e di porre un freno alla pericolosa deriva che una spedizione militare avrebbe provocato.
Carlo Emanuele, che si era dapprima dimostrato attendista; alle proposte della corte di Madrid che, assolutamente contraria all’atteggiamento assunto dal duca era passata dalla pressante azione diplomatica all’intimidazione, minacciando un intervento armato condotto dal governatore di Milano, Juan de Mendoza, marchese de la Hinojosa, rispose con un’azione clamorosa che ebbe ripercussioni di grande effetto in tutte le corti europee: rinviò con sdegno al re Filippo III le insegne del celebre, secolare ordine cavalleresco del Toson d’Oro dichiarando a un tempo guerra alla Spagna.
Nella primavera del 1613 il duca, deciso a risolvere rapidamente la questione con un intervento armato che sperava risolutivo, invase con un agguerrito e ben organizzato corpo di spedizione i territori tanto ambìti. Ad aprile, con un inaspettato, contemporaneo assalto, il duca di Savoia riuscì ad impadronirsi delle piazzeforti monferrine di Trino, Alba e Moncalvo. Era stata una decisione dalle conseguenze incalcolabili per l’equilibrio europeo. Le truppe di Carlo Emanuele I non si erano limitate ad una semplice occupazione ma avevano razziato, ucciso, bruciato: un quadro simile aveva fatto sì che la prudenza e la penna dei diplomatici cedessero il campo ai generali, alla fortuna e alla violenza di spade e cannoni. Era la guerra.
Il duca, nonostante la fortunata serie di riusciti colpi di mano non riuscì ad occupare Nizza della Paglia (ora Nizza Monferrato) che ben presto si accorse essere difesa non solo dai soldati gonzagheschi ma, con sua sorpresa, anche dalle milizie spagnole ormai sopraggiunte da Milano il cui governatore era ben deciso, grazie anche alle severe istruzioni madrilene, a bloccare con ogni mezzo la politica di espansione sabauda, il cui ribellismo nei confronti dell’ancora potente monarchia cattolica, se impunito, sarebbe stato un gravissimo precedente che avrebbe potuto tentare altri indecisi, irrequieti principi italiani ed europei.
Un fatto senza precedenti questo, che per poco più di un anno – fino alla stipulazione del trattato di Asti del 21 giugno 1615 – comportò, per le zone comprese tra Milano, Novara, Vercelli e Mantova, un endemico stato di allarme, con la presenza continua di truppe, a piedi e a cavallo. Novara, entrata a far parte – come si è a suo tempo già rilevato – dei possedimenti ispanici sotto il diretto controllo del governatore di Milano, pur tra mille proteste e richieste di esenzione si vide infine costretta ad ospitare diverse migliaia di soldati e mercenari della monarchia cattolica410.
410 Sulla drammatica spirale politica che vide protagoniste le corti dei Savoia e di Gonzaga si vedano sia le osservazioni del sia pur datato A. Lizier, Novara nella prima fase della prima guerra del Monferrato ed il tentato assalto di Carlo Emanuele I (agosto 1614-gennaio 1615), in “Bollettino storico per la provincia di Novara” II/1 (1908), pp. 28-45 e II/2




























































































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