Page 124 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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et spero di sentirne ogni giorno nuove migliori. Io per me lo porto nel cuore, né lasciarò in qualsivoglia tempo di fare quanto saprò in beneficio suo, perché mi dà ad intendere Dio N. S.re che habbi da esser, cotesto luogo, un Seminario di molti ben regolati ecclesiastici ch’abbino da servire alla Chiesa novarese d’ajuto et d’essempio, con molto frutto dell’anime et servitio grande di Dio”399.
Sul Libro delle messe, segnato agli inizi della colonna di annotazioni agostane, solo un laconico cenno di questo suo nuovo soggiorno aronese: “...Adì 3 cell. Magg. Deinde Aronae tempore exercitorum” seguito immediatamente dopo dall’altrettanto sintetico appunto: “Adì 1° sett.: cominciai a celebrare a S. Christina ritornato da Arona”400.
Di questi nuovi ss. esercizi estivi non c’è invece traccia nell’epistolario tra il nostro e padre Melzi: probabilmente tale pratica era diventata e, ciò che più conta qui rilevare, era ormai sentita come una spirituale consuetudine cui non era più necessario far menzione nelle rispettive lettere. Durante la seconda metà di settembre, tra il 23 e il 24, Francesco fece una brevissima visita a Milano, in particolare al venerato santuario di S. Maria presso S. Celso prima, “...pro gratiarum actione voti castitatis” e in S. Maria Segreta poi, antica chiesa allora ubicata verso il centralissimo Cordusio401.
Monsignor Dolci gli scrisse stringato a metà ottobre per conto del vescovo allora infermo, ringraziandolo per l’invio di una certa quantità di vino “buono” per l’indebolito presule avvertendolo altresì che, forse proprio per l’indisposizione di monsignor Bascapè, non gli era riuscito di accennargli del problema delle “reliquie” che evidentemente stava invece a cuore al rettore di S. Cristina402.
E’ di pochi giorni dopo un’altra missiva, stavolta del Gesuita aronese al nostro, nella quale lo avvisava di aver “ ...ricevuto le regole et scritti che mi ha rimandati”403: un fugace, sibillino riferimento a non meglio precisate “regole” che fa il paio con l’altrettanto insolito, oscuro cenno di Ludovico Magno a un “dicionario del” Quagliotti nello scorcio del 1612.
Probabilmente ripartendo da Caltignaga poi, dov’è documentata la sua presenza il 5 novembre e dove si era recato per predicare e celebrare la messa404 Quagliotti, forse perché assorto in meditazione – che come non mancano di far notare taluni suoi biografi anche coevi risultava talvolta fin troppo concentrata se non
399 AONo, cart. 4, I luglio 1614.
400 AONo, cart. 2, Libro delle messe.
401 Ivi. Un mese, quello di settembre, passato invece tra Vergano (il 7), Fontaneto (tra l’8 e il 10), Bogogno (tra 14 e 18), Galliate (dal 20 al 22),. Dal 25 al 27 Quagliotti tornava alla cara ‘patria’ di Galliate per passare poi a Romentino, Cameri e, infine, a S. Cristina.
402 AONo, cart. 3, 14 ottobre 1614. Si tratta forse del medesimo vino, una brenta del quale Francesco provvide ad inviare al Muttino poche settimane dopo, ai primi di novembre, in occasione della ricorrenza dei Morti: cfr. AONo, cart. 2, 10 novembre 1614.
403 AONo, cart. 4, 21ottobre 1614. Al di là delle possibile suggestioni, pare più probabile che le Regole cui si riferisce qui il Melzi fossero quelle preparate e riviste dal Quagliotti con il consiglio e l’assenso del Bascapè e già auspicate nell’agosto del 1610, piuttosto che quelle – per ora una vera chimera archivistica e che tuttavia paiono, per quell’anno, il 1614, francamente premature – di quella Congregatio Oblatorum che certo Francesco rimuginava ma di cui non si ha alcuna traccia, nelle carte, prima del novembre 1616.
404 AONo, cart. 2, Libro delle messe.























































































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