Page 117 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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Sono della primavera di quell’anno invece due mirate richieste di Francesco: entrambe riguardavano l’amico ed ex allievo Francesco Poletti. La prima lettera venne indirizzata al vicario generale, monsignor Nicolò Leonardi373, affinché ne riferisse al vescovo: si chiedeva espressamente che il chierico Poletti – del quale peraltro ci resta, oltre a qualche lettera, anche una testimonianza di grande interesse, autografa e giurata, relativa alla vita del teologo di S. Cristina374 - non solo venisse finalmente ordinato sacerdote ma che, una volta presi gli ordini, potesse restare a S. Cristina coadiuvando così l’affaticato rettore con un incarico prefettizio e di confessore degli infermi.
Dalla curia novarese, a stretto giro di posta si rispondeva positivamente assicurando che il giovane Poletti non solo una volta ordinato375 avrebbe potuto dire la sua prima messa in S. Cristina – intendendo con questo che ivi sarebbe rimasto per il suo primo incarico pastorale – ma che gli sarebbe stata concessa una larga, generale patente per le confessioni376.
La seconda richiesta, inviata da Quagliotti al canonico Dolci, rettore del Seminario di Novara, venne vergata a pochi giorni di distanza dalla prima e risulta datata 30 aprile. Il nodo affrontato era il medesimo: si chiedeva cioè per altra via di poter ottenere da monsignor Bascapè una non meglio precisata ‘dispensa di voti’ per il giovane chierico onde potesse infine rimanere presso il Collegio di S. Cristina quale valido aiuto del suo teologo e rettore. Dal Poletti stesso sappiamo d’altronde che proprio lui sarebbe divenuto in breve – molto probabilmente giusto allora, avendone avuto l’autorizzazione dal vescovo – il confessore personale del Quagliotti, così come da tempo desiderava il teologo galliatese377.
Il Giovando, unico tra i biografi che ne parla, afferma poi che Girolamo Torelli assecondando il desiderio di Francesco di diffondere quanto prima e meglio possibile la pratica degli esercizi spirituali – allora, si è detto, ancora poco nota in diocesi di Novara – ebbe modo di partecipare a quelli organizzati “...in quel febbraio 1614, a persuasione del Servo di Dio”378: peccato che anche in questo caso, non si siano
373 AONo, cart. 2., s.d., anche se sicuramente si tratta di una missiva riferibile a dopo il 9 marzo 1614, data della lettera immediatamente precedente alla presente: “...Tra gli altri chierici che mando per l’ordinatione avvi il chierico Poletti da Bacceno, qual desiderarei che sebene sarà sacerdote restasse qua Prefetto, perché con la sua pridenza, con li suoi buoni costumi mi dà grand’aiuto nella cura dei chierici, nel governo della Casa”.
374 AONo, cart. 4, 15 ottobre 1620, un documento originale cui dovremo ancora ricorrere.
375 AONo, cart. 3, 14 marzo 1614, lettera di monsignor Nicolò Leonardi a Quagliotti: “...Molto R.do come fratello. Monsignor R.mo l’ha consolato consolando il chierico Polletti coll’ordine sacerdotale, al che ho cooperato anch’io per quanto è stato a me, né ce lo leveremo per mandarlo altrove; per qualche tempo almeno, perché è ordinato per servicio di cotesto luogho, et a questo dovrà attendere, et verrà anche con facultà di sentir le confessioni; pensi poi lei al modo di dargli il vivere, ch’io in questo non vi penso per non potere”.
376 AONo, cart. 3, 27 marzo 1614, lettera di monsignor Nicolò Leonardi a Quagliotti, nella quale si concede al “...Polleto a dir la prima messa costì” nella certezza che “...da tal attione ne cavi quel frutto spirituale che ce ne deve sperare”.
377 AONo, cart. 4, 15 ottobre 1620. Il Poletti, nella sua Deposizione giurata, devotamente quanto orgogliosamente affermava che rimanendo a S. Cristina “...per spatio di anni quattro” aveva, tra le altre cose, soprattutto “...imparato casi di conscientia, et molti altri documenti di salute, perché da lui non si scorgevase non integrità et santità di vita” e che Quagliotti, che “...era devotissimo verso li santissimi Sacramenti” e che “...ordinariamente si confessava ogni giorno et questo lo so per esser io stato il suo confessore d’un anno e più”.
378 Giovando, Il Servo di Dio Francesco Quagliotti cit., p. 143.