Page 115 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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abboccamento per poter discutere con agio e tranquillità delle “...cose nostre” – un riferimento quasi certo, questo, ai suoi importanti colloqui romani con Acquaviva362 e Bellarmino – gli prometteva altresì che avrebbe opportunamente applicato “...quelle orationi che lei desidera per il felice successo di quel negotio” e terminava rassicurandolo: “...vada pure, che Dio Nostro Signore ne resterà ben servito”363.
Qualcuno, tra i biografi del nostro, non ha mancato di rilevare una probabile connessione tra lo scritto di monsignor Leonardi del 17, in cui si accenna all’udienza concessa infine a Quagliotti da monsignor Bascapè, e le criptiche affermazioni di padre Melzi relative all’auspicato, “felice successo” di un imprecisato “negotio” e inviate a Francesco il 31, cioè un paio di settimane dopo.
Ora, se pare ragionevole intravedere un nesso tra le due lettere364 e se è lecito supporre che il colloquio tra il riservatisssimo rettore di S. Cristina – ricordato da tutti e sempre per il suo “...parlar discreto et molto circonspetto”365 – e il presule avesse avuto per argomento il futuro ecclesiastico di Quagliotti, è tuttavia senz’altro più rischioso, quantunque ben più suggestivo, immaginare che il misterioso “negotio” per il quale erano richieste le mirate “orationi”366 del gesuita aronese fosse sicuramente proprio quello concernente la nascita degli Oblati dei ss. Gaudenzio e Carlo.
Il comprensibile entusiasmo del Giovando non ha però, va detto con chiarezza, alcun reale fondamento storico trattandosi bensì e più semplicemente di una mera
362 Forse, a testimonianza del colloquio avvenuto tempo prima, come si diceva, tra Francesco e il Superiore generale dei Gesuiti, padre Acquaviva, è utile rammentare anche un altro documento di cui però non si è potuto reperire l’originale e del quale si è potuta visionare solo una fotocopia: si tratta di una lettera del nostro a un non meglio precisato “Ill.mo et Rev.mo Mons.re” che, per la data della missiva, 6 febbraio 1616 è forse possibile identificare non tanto nel vicario generale della diocesi quanto direttamente – come sembra - nel vescovo di Novara, il cardinale Ferdinando Taverna (quantunque costui godesse, va detto, del titolo di ‘Eminenza’ in quanto cardinale del titolo di S. Eusebio). E’ questa una lettera molto importante che chiarisce bene il nuovo stato d’animo del nostro e i suoi progetti, evidentemente già avviati. Quagliotti era stato ormai rianimato a svolgere il suo incarico di rettore e forse, ancor più, di missionario apostolico e di predicatore itinerante dopo il duplice incontro, nel 1613, con Bellarmino e appunto, il padre Acquaviva. Nella missiva Francesco accenna poi – ed è un particolare di indubbia rilevanza – ai suoi “desegni”, cioè a progetti dei quali era al corrente il Bascapè “in fine di sua vitta”: la prossima nascita degli Oblati dei ss. Gaudenzio e Carlo? Si riporterà, a suo tempo, il testo integrale della lettera: cfr. AONo, cart. 4 (ma riferibile alla cart. 2)
363 AONo, cart. 4, 31 dicembre 1613. Padre Melzi nella lettera accenna anche all’invio di una dozzina di “...Agnus Dei” da dare all’uditorio di Francesco durante le sue ascoltate lezioni di dottrina.
364 Alle quali se ne potrebbero aggiungere forse altre tre del Ferrari, teologo di Gozzano, anch’esse abbastanza criptiche e almeno una con inequivocabili riferimenti ai fatti di Roma. La prima cui riferirsi, a noi già nota e qui citata, è quella del 6 novembre 1613, nella quale gli scriveva che desiderava che Quagliotti, che certo sapeva di un suo “...negotio, del che so che m’intende” tenesse ciò “... in bocca, ben secreto”. Il 16 novembre gli consigliava invece che sarebbe stato molto opportuno “...dimani, di abboccarsi meco che trattaremo più al vivo” di una faccenda che “...non bisogna far differire” raccomandando che “...stij del tutto secreta”. Pochi mesi dopo infine, il 9 marzo del 1614, don Giovanni Giacomo scriveva ancora a Francesco di un non meglio precisato “...negotio nostro di Roma” assicurandogli la sua amichevole, totale disponibilità per qualsiasi evenienza “...Hora l’assicuro, et disponga di me come della persona sua”: per tutte si veda AONo, cart. 3.
365 AONo, cart. 4, testimonianza di Giovanni Battista Rasario, non datata ma riferibile ad un periodo compreso tra il 1618, anno da cui decorre presumibilmente la sua reggenza a S. Cristina in sostituzione del Qugliotti, e il 1648, anno della morte del Rasario medesimo.
366 AONo, cart. 2, 10 gennaio 1614: di orazioni Francesco ne chiese anche al priore della “Bellarmina”, Francesco Muttino, per favorire “...un negotio molto importante a tutti noi”: Anche in questo caso, sottolineiamo qui, quella dell’orazione fatta per un’eventuale, prossima nascita della Congregazione oblatizia era, è e rimane solo una più che mai suggestiva supposizione, non suffragata da alcun documento.


























































































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