Page 116 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
P. 116
congettura, affascinante certo, e perfino possibile ma che al momento resta solo e nient’altro che una pura ipotesi.367
“...mi vano spianando i monti”: tra luci e ombre nel 1614
Il gennaio del 1614 prendeva dunque rapidamente avvio quasi certamente all’insegna di un rinnovato vigore e forse, pare di poter dire, di un mutato atteggiamento interiore di Francesco: l’8 era chiamato a predicare a Veruno368, l’11 veniva avvisato da monsignor Leonardi che sarebbe stato chiamato presto a predicare il Quaresimale dagli uomini di Fontaneto369 mentre a febbraio, secondo Giovando e come in parte risulta dal memoriale del notaio Torelli, per lo stesso motivo venne chiamato a Borgomanero, in particolare nei tre giorni precedenti la Quaresima370, e così pure – su esplicita richiesta di quella comunità – a Soriso371. I problemi però, e in particolare i tanto fastidiosi “disgusti”, specie con parenti e colleghi, non mancavano neppure quell’anno e purtroppo non erano cambiati.
Il cugino Gambaro gli scriveva nuovamente il 26 gennaio “di Galià” annunciando, con la sua solita, sconclusionata esuberanza, che si era finalmente “...deliberato di vinire qui con mestro Lorenzo, perché adesso perdo il tempo et chosì io voleva vinire su” in Collegio, a S. Cristina in quanto “...sapio quelo che io ò da fare se fusse posibile a darghi niente e stargi doi ani [...] altro non so che dire [...] o vero sia così per fine lasarò fare a Sua Signoria basandoli li mani del cielo per il contento”372. Un ‘contento’ che francamente non è dato di sapere quanto Francesco in realtà condividesse.
367 Si veda infatti Giovando, Il Servo di Dio Francesco Quagliotti cit., pp. 141-142 che d’altra parte è cosciente di proporre solo sue deduzioni precisando che in realtà: “...Nulla ci è dato di sapere, per ora, di più, anche perché ci manca, dal maggio 1613 al luglio 1614, la parte del quaderno dove annotava le intenzioni delle sue Messe”.
368 AONo, cart. 4, 8 gennaio 1614, lettera di don Gaspare Vandone a Quagliotti.
369 AONo, cart. 3, 11 gennaio 1614, lettera di monsignor Nicolò Leonardi, vicario generale, a Quagliotti. Don G.B. Rasario rammenta, a proposito di quel periodo di predicazione, che “La Quadragessima che predicò in Fontané non volse mai mangiare colà; veniva sempre a S.ta Christina doppo di haver predicato et finito et fatto la dottrina christiana, et ordinariamente era sera”: AONo, cart. 4.
370 Giovando, Il Servo di Dio Francesco Quagliotti cit., pp. 146: non sono però stati reperiti, tra gli scritti del notaio Torelli, i riferimenti su cui Giovando fonda le sue asserzioni, a parte un più generico cenno – in AONo, cart. 4 - ai “...giorni carnevaleschi” di quell’anno ma in data imprecisata, durante i quali invece il nostro era solito “...ritirarsi in qualche luogho ove combattendo col mondo attendeva a predicare et far altri esercitii spirituali per ritrarre l’anime dall’occasioni del peccato, come appunto fece in Borgomanero l’anno 1614”. Durante il carnevale poi, grazie alla testimonianza di Gian Giacomo Rigo Cesti, stimato, ottantottenne notaio, che nella fanciullezza ebbe modo di conoscere bene il nostro, sappiamo che in più occasioni Francesco se possibile si recava a Galliate girando febbrilmente per il paese, fermandosi spesso agli incroci, parlando insomma e quanto più possibile con la gente per cercare di convincere uomini e donne, giovani e meno giovani a non eccedere negli svaghi e nei piaceri di quello scabroso periodo dell’anno. Per questo si sottoponeva lui stesso a frequenti e pesanti atti autopenitenziali per cercare di espiare, almeno in parte, le colpe e i peccati che la sua gente avrebbe commesso: cfr. AONo, cart. 6, testimonianza resa giovedì 22 febbraio 1685, con atto rogato dal notaio pubblico Giovanni Federico Ramelli.
371 AONo, cart. 6, 2 febbraio 1614, lettera di Giorgio Mongini, da Soriso, che a nome di quella “Universitas” avvisa Quagliotti che, in mancanza sua, non avrebbero accolto nessun altro predicatore per paralre al popolo durante l’ormai prossima Quaresima: “...rispondendo dico che [...] questi huomini [...] poiché non hanno potuto esser favoriti della sua persona, et stando che anco sono sta’ recercati da molti altri di questa santa professione, a’ quali, per non far torto han fatta rissolutione di non pigliar altro predicatore per la prossima Quaressima. Ringratiandola però sempre [...] della particular memoria [...] li restiamo con obligo eterno”.
372 AONo, cart. 2, , 6 gennaio 1614, lettera del cugino Gambaro al Quagliotti.