Page 103 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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delle più recenti riflessioni in materia è certo possibile ma senza enfatizzare accenti tanto disperati e disperanti.
Sappiamo infatti che oggi non si concepisce più qualcosa di paragonabile ad una indifferenza di Dio nei confronti dell’uomo, anzi: lungi dall’essere una divinità tiepida se non insensibile alle miserie, ai bisogni di un’umanità a sua volta distratta e insofferente alla legge divina c’è, al contrario, un Dio che per certi aspetti ha bisogno di noi326.
Il nostro è dunque un Dio che, in contrasto parziale con la rigorosa visione controriformistica del Quagliotti ha invece necessità – quale Verbo incarnato – di rapportarsi con un’umanità sofferente su cui riversare le sue attenzioni, le sue cure, il suo amore infinito. Non un Dio privo di sentimenti quindi ma un Padre sensibilissimo, buono, vicino – addirittura quotidianamente, nell’Eucaristia327 - e perfino geloso328 delle sue predilette creature, che devono avere piena fiducia e speranza nella misericordiosa bontà di un Dio vicino, prossimo a loro e che a Sua volta spera nella capacità delle creture di sapersi elevare verso di Lui329.
Che dire poi del quinto punto, quello nodale, relativo all’amore trasformativo? È anzitutto, preme qui sottolinearlo, il paragrafo che più di ogni altro introduce il lettore ad un successivo scritto di Quagliotti che vedremo, quello sulla Immedesimatione con Giesù, e che si concentra sulla fatidica trasformazione del suo, del nostro rapporto di univoca volontà, di unico amore in Dio e con Dio, grazie ad una trasformazione stringente e progressiva della propria volontà che non solo muta ma “così trasformata vien a distruggersi” e si resta dunque come svuotati, “senza voluntà”, così che non sono io, non siamo noi a volere “quello che vuol Dio” ma, “...non havendo io più jus [diritti], né potenza a volere, Dio vuole in me quel che vuole”.
326 “...Dio ha bisogno dell’uomo. Un essere supremo, apatico e indifferente nei confronti dell’uomo potrebbe denotare sì un’idea, ma non il Dio vivente di Israele”: cfr. Heschel, Il messaggio cit., p. 24, e ancora: “...Dio non è indifferente al male; sicché uno dei significati dell’ira è la ‘fine dell’indifferenza’”: ivi, p. 88. Sul più ampio argomento della sensibilità di Dio e sulle considerazioni riguardanti il fenomeno dell’antropomorfismo di Dio si vedano le importanti pagine di G. Canobbio, Dio può soffrire?, Brescia 2005, pp. 30-31 e passim. Di eguale parere Moltmann: “...Pare proprio che ora la dottrina dell’apatia della natura divina finalmente scompaia dalla teodicea cristiana”: cfr. Moltmann, Nella storia del Dio trinitario cit., p. 17. A suggellare la nuova visione di un Dio vicino è infine Canobbio: “...Un Dio impassibile non potrebbe essere compassionevole e si deve abbandonare la visione statica e indifferente di Dio che la teologia scolare avrebbe ereditato dalla filosofia greca”: Canobbio, Dio può soffrire? cit., pp. 41-42.
327 Su tutti si veda ora J. Ratzinger (papa Benedetto XVI), Il Dio vicino. L’Eucaristia cuore della vita cristiana, Cinisello Balsamo 2003.
328 “...Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso”: cfr. Esodo, 20, 5, in La sacra Bibbia cit., p. 64. In merito si vedano inoltre le riflessioni di J. Ratzinger (papa Benedetto XVI), Il Dio di Gesù Cristo, Brescia 2005, p. 42 e passim.
329 Spunti interessanti sulle riflessioni di Quagliotti, tra storia e filosofia, nell’ottica spaventosa dell’indifferenza di un Dio insensibile, si possono reperire nelle pagine di uno dei massimi studiosi di Giordano Bruno, contemporaneo di Quagliotti, significativamente intitolate “Cristo traditore”, così come lo aveva definito, bestemmiando, lo sfortunato, ardito pensatore nolano, allora imprigionato nelle carceri del sant’Uffizio: un Dio, appunto, ‘traditore’ di un genere umano infine abbandonato, un Dio lontano, indifferente, impassibile: tratti, questi, di un pensiero filosofico e per certi versi ereticale assai triste e complicato che si perde nei meandri di raffinati, secolari dibattiti eruditi sfociati nell’ermetismo e nel magismo da Pico della Mirandola a Bruno: cfr. M. Ciliberto, Giordano Bruno. Il teatro della vita, Milano 2007, pp. 39-40, 46, 52 s. Viceversa, riguardo ancora alle più luminose teorie della teologia contemporanea che ci mostrano un Dio vicino e misericordioso pur nella sua incomprensibilità sono concentrate, ad esempio e in un generale contrappunto filosofico-teologico, nelle brevi, belle pagine del volumetto di K. Woytiła (papa Giovanni Paolo II), Padre..., Casale Monferrato 1999.



























































































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