Page 21 - Bollettino Novembre - Dicembre 2020
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Pellegrinaggi
DIARIO DI UN PELLEGRINAGGIO ALLE ORIGINI DELLA FEDE Segue da pagina 20
ta doveva esserci un frantoio che apparteneva probabil- mente a qualcuno degli amici di Gesù; nell’orto ci sono ancora oggi degli olivi plurisecolari dai tronchi enormi (6 metri e oltre di circonferenza!) che potrebbero addi- rittura risalire al tempo di Gesù. Nelle vicinanze vi è la grotta del Getzemani o degli Apostoli, dove doveva es- sere collocato il frantoio e dove Gesù, tradito da Giuda, fu catturato.
Confinante con l’orto è la Chiesa dell’Agonia o del- le Nazioni in quanto costruita negli anni 1920-24 a opera dell’arch. A.Barluzzi con il contributo di tutte le nazioni cristiane sui resti di antiche basiliche (quella co- struita da Teodosio e quella di San Salvatore eretta dai Crociati), luogo sacro all’orazione e all’agonia di Gesù dove tutto parla di tristezza, di sofferenza e pianto: al centro del presbiterio è conservata la roccia dell’agonia; tre mosaici rappresentano il bacio di Giuda, l’agonia e la cattura; a destra del sagrato vi è la Roccia dei tre Aposto- li dove, secondo la tradizione, Gesù lasciò Pietro, Giaco- mo e Giovanni.
Ci avviamo alla Tomba della Madonna o Chiesa dell’Assunzione nella valle di Josafath: è la Cripta- Santuario che conserva, secondo la tradizione, il sepol- cro della Vergine . La tomba o pietra sepolcrale, come quella di Gesù, è stata tagliata e isolata dalla roccia cir- costante e ha tutte le cratteristiche di una tomba del I sec. d.C. Nonostante rovine, distruzioni e restauri, la tomba è sempre stata risparmiata e oggetto di venera- zione per i cristani. I Crociati chiusero l’ingresso lun- go il Cedron, responsabile di continue inondazioni e modificarono l’accesso con una lunga scalinata. I Fran- cescani ne furono custodi per alcuni secoli, ma poi furono scacciati dai Musulmani: oggi i greci ortodossi ne hanno l’esclusivo possesso, inconfondibile, a partire dagli arredi.
Il Santuario del Dominus flevit ci accoglie per la cele- brazione della S. Messa. Costruito sui resti di una chiesa del VII sec. da A. Barluzzi, lo stile architettonico e i par- ticolari richiamano il lamento (Mt.23,37-39 e Lc. 13, 34-35) e il pianto (Lc. 19,41-44) di Gesù sopra la città di Gerusalemme.
Nel pomeriggio saliamo a Gerusalemme : Città di Dio, sorgente di vita e fonte della vita nuova, portata dal Sal- vatore dove Dio incontra l’uomo e dove convivono le tre religioni monoteiste ( per questo mi sembra impos- sibile che non possa realizzarsi una pacifica convivenza tra Palestina e Israele). Entriamo attraverso la Porta di S.Stefano o dei Leoni.e seguiamo la Via Dolorosa che percorse Gesù dal Pretorio di Pilato al Calvario. Delle 14 stazioni della Via Crucis, 9 sono rappresentate sulla Via Dolorosa anche con piccole cappelle, mentre le al- tre 5 si trovano nella Basilica. Ci soffermiamo su alcune: cappella della flagellazione di arte medioevale, cappella della condanna a poche passi dalla prima, Arco dell’Ecce Homo che si prolunga nell’omonima basilica, Cappella
III della prima caduta.
Arriviamo alla Basilica sorta sul luogo ove Gesù ven-
ne crocifisso e poco distante venne sepolto nel sepolcro nuovo preparato da Giuseppe D’Arimatea.. Nel 326 d.C. S. Elena, fece distruggere le costruzioni di Adriano e rimuovere il materiale di riempimento, riportando i luoghi allo stato originario e vi fece costruire una ba- silica che venne inaugurata nel 335. Distrutta, parzial- mente riedificata, ancora distrutta, nel 1149 venne ri- edificata dai Crociati più o meno nella forma attuale. La facciata è in stile romanico; delle due porte quella di destra è murata fin dai tempi di Saladinno, quella di sinistra è in custodia per privilegjo fin dal 1246 a due fa- miglie musulmane di cui una conserva le chiavi e l’altra ha il diritto di aprirla.
Sia all’interno che all’esterno una folla immensa:c’è il mondo!
Di fronte all’ingresso, di colore rossastro, posta quasi a livello del suolo è la pietra dell’unzione che ricorda il rito con cui Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo, dopo aver deposto dalla croce il corpo di Gesù, lo cosparsero di unguenti e aromi e lo avvolsero in una bianca sindo- ne per la sepoltura (Gv. 19,38-40; Mt.27,59; Mc. 15,46; Lc. 23,53).
La folla accalcata è tale da prevedere una coda di tre ore, ma resistiamo!
L’edicola del S.Sepolcro si colloca al centro della ro- tonda omonima: vi officiano le tre comunità religiose presenti ossia Latini, Greci e Armeni; di qui la triplice copia di ogni oggetto presente. L’edicola è costituita da un vestibolo chiamato cappella dell’Angelo in ricor- do dell’Angelo assiso sulla pietra (di cui si conserva un frammento) ribaltata davanti al sepolcro il giorno del- la risurrezione. Un’angusta porta conduce alla stanza mortuaria ossia il Santo Sepolcro; a destra il banco di marmo, segna il luogo ove Gesù venne sepolto ; sotto il rivestimento di marmo vi è la roccia primitiva che fu il letto funebre (Purtroppo l’attesa estenuante, la folla pressante mi ha impedito di meditare con serenità e profondità di sentimenti come si conviene in un luogo così significativo e suggestivo). Emerge anche qui, come a Betlemme, l’imitazione fedele del Sepolcro al nostro Sacro Monte (il vestibolo con l’angelo affrescato, l’ac- cesso angusto alla stanza mortuaria, la pietra sepolcrale a terra nella versione più antica). Di fronte all’edicola del S. Sepolcro, nella parte centrale della Basilica, vi è il Coro dei Greci che sotto la cupola conserva un piccolo emisfero in marmo bianco chiamato “ ombelico della terra”: al Sacro Monte trova corrispondenza nella fon- tana della Resurrezione.
Usciamo appena in tempo per recarci alla funzione dell’Adorazione programmata per il nostro gruppo alla Chiesa dell’Agonia ove Ivan è coinvolto nelle letture, mentre Lisa e Marta aprono la processione con i rami d’ulivo.
Novembre / Dicembre • 2020
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