Page 17 - Bollettino Gennaio - Marzo 2020
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                Racconti Missionari
SU E GIÙ PER LE MONTAGNE
 Abituato a salire sulle montagne del Piemonte, della Valle Sesia, mi sono ritrovato a fare la medesima cosa in Africa. La differenza era che lassù abitavano delle persone, delle comunità e che aspettavano che il mis- sionario andasse a trovarle. Ma ci sono sempre le sor- prese che non ti aspetti. E così un giorno, con qualche giovane che mi fa da guida, facciamo un mini safari per andare sopra i monti di Katanga (uno dei settori della parrocchia di Baraka) nel Sud Kivu in RDC. Si passa in mezzo alla foresta. Ogni tanto si sbuca in una radura, dove ci sono delle capanne, circondate dai bananeti. Ci si ferma, si fanno quattro chiacchiere, si beve e si man- gia qualcosa. E poi si continua a salire. Guardando a valle, sullo sfondo il lago Tanganika si stende in tutto il suo splendore. Il sole manda i suoi raggi e tutto luccica, ma noi dobbiamo continuare a salire. Verso sera, arri- viamo in un villaggio, dove ci accolgono con gioia. Era- vamo un po’ stanchi. Ci lasciano riposare un pochino. Poi, come sempre, c’è il tempo per parlare, scambiarsi le notizie e mangiare qualcosa. Domani mattina presto ci sarà il momento di preghiera, prima che vadano a la- vorare nei campi.
Ci stendiamo sui letti di bambù e il sonno arriva presto. Un gallo ci fa il servizio di svegliarci. Un po’ di thè e qualche banana fritta ci ridanno forza. Poi la pre- ghiera insieme e i saluti a chi va a lavorare. I bambini rimangono al villaggio. Non ci sono scuole nei dintor- ni. Qualcuno cerca di insegnare loro qualcosa, ma ci si limita al minimo. Anche loro devono contribuire alla vita della famiglia. Noi riprendiamo la strada. Vedo che i miei accompagnatori si fanno dei sorrisini. Chissà cosa vogliono dire. Lo capirò presto. Dopo una buona mezzoretta sentiamo il rumore del fiume che scende giù verso il lago. Ci avviciniamo. C’è un ponte di legno. Di solito la gente lo attraversa con la manioca e altri legumi sulle spalle. Noi per fortuna, lo costeggeremo. Mi dicono che ogni tanto qualcuno scivola e lo trovano
a valle. Naturalmente senza vita. Però un piccolo ponte bisogna attraversarlo. C’è uno stagno e non si può fare altrimenti. C’è un lungo tronco (5-6 metri) messo in orizzontale, con una corda per appoggiarsi. La gente lo passa facilmente e anche i giovani. Però è scivoloso e io non so come fare per passare dall’altra parte. Alla fine mi decido. Mi siedo sul tronco e piano piano, arrivo dall’altra parte sotto le risate dei miei amici. Che pau- ra. Non sono stato coraggioso, è vero. Ma la difficoltà aiuta a trovare delle soluzioni dignitose. Il viaggio con- tinua. Un’altra comunità ci aspetta. I miei compagni raccontano la mia “scelta eroica”. Lasciamo perdere i commenti. In ogni caso sono contenti che il missiona- rio sia venuto da loro e mi premiano con un bel pran- zetto. C’era un pollo di passaggio che è finito in pen- tola. “Mors tua, vita mea”. E ancora via, si scende. Fa meno caldo. C’è un po’ il fastidio delle erbe alte. Per fortuna non incontriamo nessun serpente. Si vede che si sono dati la voce e non ci disturbano. Una corsa fino al fuoristrada per ritornare prima del buio al centro della missione. Questa sera avrò tante cose da raccon- tare. Qualcuna la scriverò anche ai miei genitori, così anche a loro sembrerà di essere qui vicino a me.
Padre Oliviero Ferro, missionario , valsesiano
    Da Matera il 54o Congresso Nazionale dei Santuari
CONVEGNO NAZIONALE RETTORI
 Si è concluso a Matera il 54° Convegno del Collegamen- to Nazionale dei Santuari alla presenza di circa duecento Rettori e Operatori Pastorali. I partecipanti provenien- ti da ogni parte d’Italia, si sono soffermati a riflettere e dialogare sul tema della Bellezza come via pulchritudinis, cioè come cammino di evangelizzazione, di cultura e di dialogo verso qualsiasi persona che approda a questi luo- ghi della speranza, della fede e della devozione popolare.
Il Convegno ha voluto porre l’accento sul fatto che i Santuari in genere sono localizzati in luoghi dove la na- tura ha una particolare bellezza o essi stessi siano spesso
luoghi di arte e di bellezza. Il compito pastorale di chi è impegnato nel servizio e nel ministero dei Santuari, è quello di far emergere in tutta la sua forza questa via pul- chritudinis, questa via della bellezza a cui accenna anche il Santo Padre in Sanctuarium in Ecclesia. Si tratta di una via privilegiata per scoprire la bellezza della fede, perché credere è bello nel senso più profondo, perché innanzi- tutto Dio è bello. Egli esprime bellezza, perché questa è condizione necessaria per l’amore. Questi luoghi sacri
attraggono tante persone che hanno una fede assopita,
o che non hanno nessuna fede ma
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