San Germano: presentato il volume della Società Storica Vercellese sul Convento Agostiniano di Santa Maria della Consolazione

San Germano: presentato il volume della Società Storica Vercellese sul Convento Agostiniano di Santa Maria della Consolazione

Il nuovo volume pubblicato dalla Società Storica Vercellese nella collana “Quaderni della Società Storica Vercellese”, che racchiude la storia de: “Il Convento Agostiniano di S. Maria della Consolazione in San Germano Vercellese è stato presentato venerdì 7 aprile, nell’Auditorium del Corpus Domini di San Germano.  Gianni Mentigazzi, sangermanese, Presidente del Museo Leone e della Casa di Riposo di San Germano, dopo aver ringraziato il pubblico molto numeroso, la relatrice, l’autore e i coautori del volume, ha lanciato un suggerimento per un prossimo articolo del Bollettino Storico Vercellese: “Dedicarlo alla prima donna notaio d’Italia, Elisa Resignani,originaria di Trieste, che nel 1928 esercitò per un breve periodo a San Germano”.

Dopo aver portato il saluto del Presidente Giovanni Ferraris, è stata ricordata la scoperta del manoscritto seicentesco: “Racconto del Convento di S. Germano”, fatta da Mario Coda nella Biblioteca del Santuario di Oropa, all’interno di un volume miscellaneo, giunto alla Biblioteca dopo le soppressioni napoleoniche. Antonio Corona lo trovò subito molto interessante e cominciò ad occuparsene, pubblicandone una breve parafrasi in un suo libro del 2004, tornando sull’argomento nel volume pubblicato nel 2016: Un Maestro, un Medico e un Pellegrinaggio Sangermanesi. Lavorando alla contestualizzazione del manoscritto Antonio Corona, chiese all’amico Direttore del Bollettino Storico Vercellese, Giorgio Tibaldeschi, “indiscusso esperto di archivi vercellesi (e ben oltre!)”, di annotarlo con la consueta acribia. Vincendo le iniziali resistenze, Tibaldeschi iniziò una ricerca storica che portò a risultati estremamente interessanti: la storia di San Germano è stata arricchita da una nuova fonte. Il manoscritto secentesco narra le vicende della nascita e crescita del Convento in modo dettagliato, offrendo uno spaccato della vita del paese, descrivendo la travagliata nascita e crescita del convento degli Agostiniani, dalla distruzione durante l’occupazione di San Germano da parte delle truppe spagnole durante la prima guerra di successione del Monferrato, alle difficoltà causate dalle continue incomprensioni, talvolta liti, che sorsero tra i Religiosi e la Comunità del paese.  Il convento era molto piccolo, non ebbe mai più di quattro-sei frati, ed ebbe la grossa sfortuna di essere soppresso in anticipo rispetto alle soppressioni napoleoniche, che conservarono gli archivi della corporazioni religiose soppresse. Per studiare le vicende del convento agostiniano Tibaldeschi è ricorso a fonti diverse da atti notarili a conti, in una sorta di caccia dai risultati molto soddisfacenti: “A San Germano esistono ancora ben due tesori ancora da scoprire: la medaglia murata in occasione della rifondazione del convento nel 1627, coniata dai Savoia nell’anno santo 1575 con la porta santa di Roma e l’effigie del Duca Carlo Emanuele I, citata nel manoscritto, ma della quale si è persa traccia. Il secondo tesoro è la pala d’altare citata da Aurelio Corbellini che benedì la prima pietra della chiesa del nuovo convento: si tratterebbe di un’ancona del Moncalvo, o forse di sua figlia Orsola Caccia, che raffigura la Madonna con Bambino, la cui ultima segnalazione risale agli anni Venti dell’Ottocento, quando se ne registra la presenza in una collezione privata a Crescentino: sarebbe importante ritrovare questo pezzo importante della storia artistica del paese”. Tibaldeschi ha segnalato anche l’antichità della dedicazione a San Vito di una chiesa poco distante dal convento, oratorio campestre oggetto di grande devozione, abbandonato e crollato nel 1951: “Oggi si conoscono solo tre San Vito sul territorio: uno vicino a Santhià, quello di San Germano e uno nel Novarese. Molto importante è stato l’aver ritrovato la citazione di San Vito di San Germano in un frammento pergamenaceo del 1275, che riferisce di uno scambio sulla strada di San Vito. Vito potrebbe derivare da vicus, un termine latino riferito alla presenza di un piccolo nucleo di persone”. Nel volume è stata riprodotta un’acquaforte degli anni Sessanta, realizzata dal pittore Enzo Gazzone, che raffigura la chiesa di San Vito, pubblicata accanto ad una malinconica immagine del 2010, scattata dall’autore del volume, che ne ritrae l’attuale desolazione. Carla Gazzone, figlia di Enzo, ha ricordato che questa era una delle prime opere di suo padre, che soggiornò spesso alla cascina San Vito, gestita dal Dottor Perazzo,  e ritrasse il San Vito Piccolo: così erano chiamate poche giornate di terra che venivano coltivate per servire da sostentamento al custode della chiesa.

Mario Coda, autore del ritrovamento e della trascrizione del manoscritto, è intervenuto durante la presentazione per spiegare la sua tesi sull’autore, basata sia sulla grafia, che su alcuni tratti stilistici caratteristici dello storico biellese Carlo Antonio Coda. Antonio Corona, “lo Storico” di San Germano, autore di una lunga serie di libri dedicati al suo paese e ai personaggi che vi ebbero i natali, invece ritiene che il “Racconto” riporti  dati così precisi da non poter essere stato scritto che da una persona del paese, o molto vicina ad esso, e precisamente dal frate agostiniano Aurelio Corbellini, autore della nota: “Storia dei Vescovi di Vercelli”, ancora oggi apprezzata e di vari volumi di poesie.

Nel testo San Germano è definito: “Sempre luogo riguardevolissimo per l’acutezza degli ingegni e territorio cosi fertile che produce quanto è necessario al vivere umano” e compaiono i nomi di personaggi direttamente o indirettamente implicati nella storia del convento, esponenti delle famiglie sangermanesi più influenti, ma soprattutto emergono preziosi micro toponimi, alcuni dei quali tuttora presenti sul territorio, che dimostrano una precisa conoscenza della gente sangermanese da parte dell’autore del manoscritto. Nell’ultima parte del volume, intitolata: “I protagonisti del Racconto del convento”, Antonio Corona offre delle sintetiche schede che racchiudono le informazioni essenziali per contestualizzare luoghi e personaggi.

Un libro dunque interessante e pieno di sorprese, che appassionerà anche coloro che si occupano di storia per diletto.

Piera Mazzone

  • Antonio Corona;
  • Relatori;
  • Presentazione del volume;
  • Pubblico;

Antonio Corona e relatori Antonio Corona Pubblico

 

 

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